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Novelle per Marzia Leonarda. Testo spagnolo a fronte - Lope de Vega - copertina
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Novelle per Marzia Leonarda. Testo spagnolo a fronte - Lope de Vega - copertina
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Descrizione


Nella smisurata produzione di Lope de Vega, le "Novelle per Marzia Leonarda", preziosa prova per qualsiasi letterato, rischiano di passare quasi sotto silenzio. Eppure esse appaiono interessanti per molti motivi. Innanzi tutto per lo sperimentalismo cui Lope è sempre sensibile: egli prova infatti qui la sua versatilità su un tipo di scrittura venuto dall'Italia e che si andava acclimatando in Spagna. Poi per la tessitura teorica, per la riflessione sul raccontare, struttura portante del testo, che viene sostenuto dall'apostrofe diretta e affettuosa a Marzia Leonarda, trasparente pseudonimo letterario dell'ultimo e drammatico amore di Lope, Marta de Nevares. L'opera viene presentata per la prima volta in Italia in una traduzione che tenta di salvarne i registri letterari alti, allusi ed elusi da Lope, e nello stesso tempo di renderne la piena leggibilità. Si è anche provveduto a un controllo dei passi dubbi sulle edizioni principes, restituendo letture corrette e talora sanando luoghi corrotti. Il commento poi tenta di accompagnare le quattro novelle, indubbiamente non facili nella loro falsa ingenuità, con una analisi al microscopio, per rilevare passo per passo motivi, digressioni, apostrofi, rotture.
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Dettagli

2
1992
9 luglio 1992
426 p., Brossura
9788831755719

Voce della critica


scheda di Moran, J.M.M., L'Indice 1992, n. 2

Nel 1620, data approssimativa di composizione di queste novelle, Lope aveva cinquantotto anni e ormai aveva raggiunto l'apice della sua fama. Una vita dissoluta e un'ingente produzione letteraria avevano fatto di lui un personaggio leggendario della Madrid barocca. Negli ambienti teatrali dell'epoca, per lodare una commedia si usava dire "pare di Lope". Nel 1620 erano trascorsi appena cinque o sei anni dall'incontro amoroso più passionale della sua pur travagliata vita affettiva: quello con Marta de Nevares, prototipo della malmaritata opportunamente ricondotta sulle vie dell'amore da Lope. E sarà proprio per soddisfare una sua richiesta che Lope intraprenderà un'inedita avventura letteraria: scriverà quattro novelle all'italiana, genere da poco introdotto in Spagna.
Ma, a giudicare dal tono ludico della scrittura, l'impegno fu tutt'altro che sgradevole per lui. Lope, con grande mestiere, accelera o rallenta, indugia sui dettagli o li sorvola, interrompe il flusso degli eventi con lunghe digressioni o li accumula in poche righe, complica le trame con spostamenti geografici o risolve i conflitti con finezze da psicologo. Oltre al dominio del genere letterario, Lope possiede quello del mezzo di comunicazione. Con un anacronismo potremmo dire che per Lope, come per McLuhan (il riferimento era scontato), il mezzo è il messaggio; queste novelle, in effetti, per lui altro non sono che uno strumento di seduzione. Lope, incallito dongiovanni ed esperto intermediario amoroso - in tale veste aveva agito per anni in favore del giovane duca di Sessa -, ormai sull'orlo della vecchiaia, mise mano alla saggezza accumulata in tutta una vita dedita a due sole attività, la letteratura e l'amore, per mantenere acceso il fuoco della passione nella donna amata. Non si deve tuttavia dedurre che le "Novelle per Marzia Leonarda" siano da considerare letteratura amorosa: non ci sono in queste novelle nature trasfigurate sul modello femminile, superlativi disseminati accanto al nome dell'amata, lamentele d'amore; non era Lope uomo che si adeguasse facilmente ai codici stabiliti: n‚ a quelli sociali (ordinato sacerdote viveva in concubinato con donna Marta), n‚ tanto meno a quelli letterari (il suo teatro stravolge il canone aristotelico e crea la commedia nazionale). Le novelle sono in sé stesse un atto di seduzione, uno sfoggio intellettuale, la parata nuziale di un 'homo eroticus'. Lope gioca con i luoghi comuni della retorica, inverte i topoi, fa una novella sul come fare una novella, si situa su un piano metaletterario, per poter continuare a strizzare l'occhio alla sua dama. Anticipa le domande di donna Marta, si rivolge direttamente a lei, le consiglia di saltare determinati brani, associa alcune situazioni ad altre della vita reale, commenta ironicamente alcuni passaggi. Il dialogo con l'amata condiziona il racconto e lo costringe dentro i limiti dell'autoriflessione; ma per saperne di più il lettore potrà consultare la documentata e arguta introduzione di Maria Grazia Profeti.
Si troveranno in queste novelle le belle signore codificate della letteratura contemporanea, gli amori segreti, le separazioni forzate, le fanciulle vestite da uomo, le offese all'onore, le vendette, insomma tutto quanto ci si può aspettare dalla narrativa del Seicento, e il rovescio di tutto ciò. Visto dalla lente deformante di Lope, il codice novellistico non presenta più quell'apparenza ingenua, innocente che poteva avere nelle sue prime realizzazioni; ogni situazione, ogni molla narrativa, ogni finale scontato, offriranno almeno un'immagine tripla di sé: quella archetipica, operativa nella logica del racconto, quella autoriflessa della tecnica narrativa che si sa tale, e quella rifatta dalla particolare situazione comunicativa in cui vengono inserite queste novelle. Si troverà anche il gusto barocco per le antitesi, le clausole lunghe, le perifrasi, il piacere del concetto... sapientemente adattati ai parametri moderni, ma con il dovuto rispetto per la fruizione dello stile lopesco, dalla splendida traduzione di Paola Ambrosi.

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Conosci l'autore

Lope de Vega

(Madrid 1562-1635) drammaturgo e poeta spagnolo.La vita Dimostrò assai precocemente le sue straordinarie doti: a cinque anni leggeva il latino, improvvisò versi prima di saper scrivere, a quattordici anni scrisse la sua prima commedia. Nel 1583 partecipò alla conquista dell’isola Tercera; andò quindi al servizio del marchese de las Navas. In quel periodo ebbe una relazione con Elena Osorio (la «Filis» dei suoi versi), che finì per preferirgli un amante più ricco: Lope fece allora circolare scritti satirici contro la potente famiglia di questi, i Velázquez, attirandosi nel 1588 una condanna a otto anni di esilio. Poco prima aveva rapito Isabel de Urbina («Belisa»), che sposò poi per procura. Partecipò alla spedizione dell’Invencible Armada; al ritorno, si stabilì a Valencia con la moglie. Trasferitosi...

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