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Anno edizione: 2001
Anno edizione: 2001
Anno edizione: 1998
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un libro da leggere e farne tesoro.
Sicuramente un buon libro ma ho fatto davvero fatica a finirlo. Troppi nomi e troppe date, non è il mio genere.
un libro molto bello, che cala a fondo, in maniera quanto mai efficace nella tragica atmosfera schizofrenica degli anni bui di Brezhnev. ottimo per tutti quanti vogliono avvicinarsi alla triste vicenda degli ebrei in unione sovietica.
Recensioni
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"Per Solomon Slepak, il partito comunista aveva il potere di una chiesa, l'autorità di un ordine, la forza di una comunione di fede. Gli aveva dato il rispetto di sé, un sogno per cui lottare, un leader forte e amato. Si immagini la sua reazione: il tuo partito! Che mancanza di rispetto, che ingratitudine! E che discorsi pericolosi. Il tuo partito. Arrossì in volto e gridò a suo figlio: 'Tu non capisci niente!'."
La storia della Russia di questo secolo, osservata attraverso le vicende di una famiglia ebrea. Generazione dopo generazione, la rivoluzione, la guerra, lo stalinismo, i crimini di quest'epoca, la successiva destalinizzazione, e infine la dissidenza di intellettuali e scienziati: tutto è narrato con la precisione dello storico e la passione del romanziere. Filo conduttore è una continua diffidenza, talvolta dissimulata, altre volte più esplicita, nei confronti di chi è di razza ebrea. Solomon Slepak, padre di Volodja, che è la persona che Chaim Potok incontra quando arriva a Mosca, ha la sua formazione politica negli Stati Uniti. Tutto ciò è piuttosto curioso: un russo che, faticosamente e attraverso mille stratagemmi, raggiunge l'America farà ritorno in Russia da rivoluzionario, da bolscevico. La sua fede nella rivoluzione e nel comunismo non sarà mai incrinata, neppure dalle più tragiche morti determinate dalle purghe staliniste. Verranno arrestati e uccisi suoi amici, suoi collaboratori, eppure la fede non avrà mai tentennamenti. Secondo Solomon è preferibile che vengano condannati cento innocenti, ma che si riesca ad individuare la spia, il nemico della rivoluzione che si nasconde tra i più ingenui cittadini.
Un po' alla volta il terrore si sparge anche tra i più fedeli comunisti, la paura, il senso di precarietà è diffuso anche tra chi non ha mai detto nemmeno una parola contro il potere costituito.
Passano gli anni e il figlio di Solomon, Volodja, diventato adulto inizia a sentire in sé la ribellione ad un regime così spietato ed ingiusto. Si sposa e la giovane moglie gli dà subito un figlio, la continuità della famiglia è assicurata, il vecchio nonno ne gioisce. Ma nemmeno lei sfugge al carcere, anche se per poco tempo, e questo grazie al fatto di essere stata sempre attenta a tenersi fuori da ogni tipo di organizzazione. Infatti era proprio tra le associazioni che la polizia e i servizi segreti cercavano le loro vittime, in quanto ogni forma di tipo collettivo era fortemente controllata. Sembra sempre più chiaro che l'essere ebrei è un elemento di pericolo in più: ogni forma di nazionalismo e di diversità era veramente rischiosa. Anche quando l'età di Stalin è finita, e gli orribili crimini commessi dal dittatore sono rivelati, la vita per chi non si allinea e non rinuncia a testimoniare il suo dissenso è davvero difficile. E così Potok ci descrive l'intellettualità scientifica moscovita, Sacharov, la sua grandezza morale, i suoi contatti con Volodja Slepak, ormai entrato a far parte di questa élite di dissidenti. Così, con l'accusa di voler abbandonare l'Urss, e il fatto è considerato un crimine, viene esiliato per cinque anni in Siberia. I coniugi Slepak vogliano abbandonare l'Unione Sovietica semplicemente per raggiungere i figli che erano riusciti ad emigrare negli Stati Uniti. Si pensa infatti che fuori dall'Urss la libertà di espressione possa essere garantita, ma soprattutto che non si rischi la libertà individuale.
Finalmente, quando già la situazione interna sta incrinandosi, vengono concessi i visti per l'espatrio e Volodja raggiunge Israele con la moglie.
L'ultimo capitolo del libro vede l'ultimo incontro di Chaim Potok con l'anziano amico russo, in Israele, incontro avvenuto nel 1995. Così come il libro si era aperto con la conoscenza tra i due avvenuta a Mosca dieci anni prima. Una pena "sotterranea" però sembra continuare a persistere in loro: la lontananza dai figli è ancora fonte di sofferenza e di irrequietezza, ma non rimpiangono di certo di aver lasciato la Russia, nemmeno caduto il regime.
Il volume è estremamente interessante, ricco di informazioni assolutamente inedite, senza nessuna acrimonia, ma con grande passione di conoscenza. Il dissenso russo è stato spesso trattato in modo strumentale, in Potok invece si avverte una profondità e una onestà intellettuale che rende ancora più forte la consapevolezza di tanta violenza e crudeltà.
A cura di Wuz.it
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