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337 p., ill. , Brossura
9788896817018

Voce della critica

Talvolta ridotta a una nota a piè di pagina dell'epopea marinettiana, se non addirittura a un mero tratto di colore, la galassia musicale futurista rappresenta ancora oggi un curioso anacronismo, un "oggetto non identificato" che risente di una sorta di extraterritorialità storiografica. Molto difficile da integrare nelle grandi narrazioni canoniche sull'avvento della nuova musica, come la tesi del "progressivo logoramento dell'armonia tonale", l'esperienza futurista, con il suo gioioso estremismo, ha il potere di distorcere le cronologie. I piedi puntati nella lezione dei maestri italiani, il cuore a stretto contatto con le sperimentazioni selvagge dei primi quindici anni del nuovo secolo, prima del giro di vite degli anni venti (il Busoni "visionario" e microtonale, le provocazioni dadaiste di Erwin Schulhoff), la testa già proiettata verso le avanguardie del secondo dopoguerra, il futurismo musicale è esso stesso una sorta di collage, un arcipelago di esperienze affini e insieme divergenti che trovano provvisoriamente un punto di condensazione.
Quest'ultimo lavoro di Daniele Lombardi, frutto di un lunga e appassionata ricerca negli archivi e al pianoforte, si ripropone di portare un po' d'ordine, ma non troppo, in questo piccolo mondo antico e ipermoderno. La forma prescelta è quella enciclopedica, giusto compromesso tra esattezza e dispersione, ma il nome di enciclopedia non deve ingannare: si tratta piuttosto di quello che in Francia si chiamerebbe un "dictionnaire amoureux". Lombardi non si accontenta di mettere a punto un lemmario, inteso come uno strumento di consultazione, ma imprime al materiale un'accentuazione personale, ritagliandosi camei e piccoli a parte alla prima persona. Il risultato assomiglia a una sorta di visita guidata agli esiti di un lavoro decennale, dove il momento della scoperta e la passione non risultano trascesi, ma cordialmente esibiti.
Sontuosamente illustrato e corredato di un'inestimabile appendice documentaria (con la riproduzione anastatica di tutti i manifesti musicali futuristi), il volume procede d'un fiato dalla A alla Z, rievocando aneddoti, percorsi individuali, compagni di strada, strappando all'oblio figure geniali ma prematuramente scomparse, come il triestino Silvio Mix, o presentando in una luce nuova i personaggi più noti, come un Savinio più eclettico che mai. Non mancano le scoperte sorprendenti, come l'esistenza di un precoce futurismo giapponese, né gli "incontri impossibili", come gli incroci tra il percorso di Russolo o Balilla Pratella e le più tarde sperimentazioni di Varèse, di Cage, di Pierre Schaeffer, del gruppo Fluxus e di altri protagonisti del secondo Novecento. L'insistenza su questo filo rosso ha il duplice merito di ricollocare la scheggia impazzita del futurismo in una prospettiva storicizzante di medio corso e di nobilitare le pionieristiche ricerche italiane sul rumore e sul suono portando alla luce il nesso che le intreccia ad alcune preoccupazioni della musica contemporanea.
Corredato da una solida bibliografia a cura di Carlo Piccardi, il volume può venire acquistato con o senza il relativo cd, ma l'assenza di una discografia, per quanto necessariamente sommaria, può introdurre una punta di frustrazione in un percorso che a ogni pagina invita alla scoperta e all'approfondimento. Resta il fatto che il lavoro di Lombardi, concepito non come una sintesi definitiva, ma come un contagioso diario di scoperta e una macchina multimediale per la produzione di curiosità, riesce nell'intento e aggiunge un prezioso tassello alla storia del Novecento musicale non solo italiano, ma europeo.
Francesco Peri

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