Con questo volume si conclude la pubblicazione della Nuova storia della filosofia occidentale di Anthony Kenny. I volumi precedenti erano dedicati la suddivisione è piuttosto tradizionale alla Filosofia antica (ed. orig. 2004, trad. dall'inglese di Gianluca Garelli, pp. 368, 27, Einaudi, Torino 2012), alla Filosofia medievale (ed. orig. 2005, trad. dall'inglese di Luca Conti, pp. 360, 27, Einaudi, Torino 2012) e alla Filosofia moderna (ed. orig. 2006, trad. dall'inglese di Luca Conti, pp. 376, 27, Einaudi, Torino 2013). Nel nostro mercato editoriale non mancano certamente storie della filosofia generali, grazie anche a una robusta tradizione italiana in questo campo. Cionostante, la pubblicazione dei volumi di Kenny non appare inutile, sia per la qualità dell'autore e della sua opera, sia per il taglio relativamente originale. Si deve innanzitutto osservare che Kenny è un filosofo analitico, e la filosofia analitica non è mai stata particolarmente propensa all'indagine storica. Tuttavia Kenny costituisce da questo punto di vista un'eccezione, forse anche per alcune caratteristiche che fanno di lui una figura piuttosto originale: è infatti un cattolico, cosa di per sé insolita nel mondo inglese; è stato un prete; è profondamente legato all'eredità della filosofia di Wittgenstein (avvicinandosi in questo ad altri wittgensteiniani cattolici inglesi, come Peter Geach ed Elizabeth Anscombe), ma anche alla tradizione tomistica e più in generale alla scolastica (un intero volume dedicato alla filosofia medievale è segno di un particolare interesse per questi temi); si è occupato di filosofia della mente, di Aristotele, di Frege, ma anche di poesia, di storia della montagna e dell'alpinismo. Tutti argomenti, insieme a molti altri, a cui Kenny ha dedicato lavori specialistici. Pur non essendo uno storico della filosofia "professionale", ma piuttosto un filosofo, questa poliedricità di interessi gli ha permesso di scrivere, da singolo autore, una storia della filosofia che nel complesso risulta più che convincente. Nell'ultimo volume, dedicato alla filosofia contemporanea (grosso modo, quella otto-novecentesca), i primi tre lunghi capitoli, che complessivamente ammontano a circa un terzo delle pagine totali, sono riservati a una presentazione storica generale, che segue un ordine approssimativamente cronologico. I capitoli successivi sono invece organizzati per grandi argomenti o discipline, ciascuno dei quali è a sua volta trattato in modo approssimativamente cronologico, riprendendo spesso autori già incontrati nella prima parte. La sensibilità "analitica" dell'autore e la sua provenienza geografica si fanno ovviamente sentire nella scelta dei temi e nell'enfasi relativa accordata a ciascuno di essi, spesso diverse da quelle a cui siamo abituati nelle storie della filosofia di produzione italiana o nel classico manuale del liceo. Ma la poliedricità cui si è già accennato contribuisce a scongiurare scelte troppo "di parte" (per l'edizione italiana Kenny ha tra l'altro scritto alcuni paragrafi aggiuntivi, su Bergson, Habermas e la scuola di Francoforte). Una certa originalità si nota soprattutto nei collegamenti, talvolta sorprendenti, ma sempre interessanti, tra vari momenti della storia filosofica. Un solo esempio: il raccordo, ben argomentato, ma certo insolito, da Bentham a Schopenhauer. Guido Bonino
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