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L'editore Feltrinelli nella collana "I campi del sapere" propone riletture degli anni sessanta, anni in Italia di innovazione della particolare forma di sapere che è stata la critica letteraria. Di Maria Corti, una delle figure principali nel polo pavese dello strutturalismo e della semiotica, viene riproposto il volume che raccolse inizialmente, nel 1969, i suoi saggi sul doppio versante del metodo e del concreto intervento in specifiche testualità; ristampato con aggiunte nel 1977; ora in edizione accresciuta di un centinaio di pagine più recenti con il titolo Nuovi metodi e fantasmi. Si sa che Maria Corti appare distinta e staccata dagli altri per l'insolita sfaccettatura di studiosa e scrittrice, filologa e narratrice, specialista nei classici e nei contemporanei. I ventisei saggi della raccolta attuale ne danno un notevole campione, svariando dal Sannazzaro e dall'Arcadia al Novecento di Montale, di Bilenchi e del prediletto Fenoglio, impegno di un lavoro trentennale. Ma il tocco insolito è quello che ancora risuona nel titolo, in una specie di sfuggente, fantomatica visione storica, la stessa a cui si è ispirata la Corti narratrice: una percezione del tempo come perdita e della memoria letteraria come discontinuità e casualità, dove il paziente indagatore segue tratti insignificanti e a distanza recupera appunto fantasmi. Tale storia o invenzione di fantasmi culturalmente vivi ha sbocco oggi nella ricerca di un'identità europea che è il tema del saggio conclusivo (frutto di un convegno parigino del Collège de France, dicembre 2000), L'Europa come "luogo mentale" e i "mondi possibili" della letteratura.
Lidia De Federicis
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