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scheda di Peirone, C., L'Indice 1987, n. 8
Il libro (uscito nella collana "Letterature" diretta da Giancarlo Mazzacurati) tratta, nel primo capitolo, dell'esordio poetico di Palazzeschi (la raccolta "Cavalli bianchi" del 1905); nel secondo del suo esordio narrativo (il romanzo: "riflessi" del 1908, poi intitolato nelle edizioni successive "Allegoria di novembre", definito dallo stesso Palazzeschi "il mio romanzo liberty"); nel terzo, del "Codice di Perela", definito "favola aerea" dallo scrittore che lo concepì e in gran parte compose già all'epoca della pubblicazione di "riflessi") e della raccolta poetica l'"Incendiario" (1910): espressioni queste ultime, l'una in prosa, l'altra in versi, di quella "poetica del divertimento", di quella "estetica da clown" che, come sostiene Saccone, caratterizza, anche se in forme espressive diverse, fin dagli esordi, l'intera produzione palazzeschiana. L'A. mette infatti giustamente in evidenza la necessità di riconoscere già nelle prime opere una unità di ispirazione sotto il segno dell'ironico disincanto e di "incrinare con forza alcune pigre ipotesi ancora resistenti: in particolare quella che individua una primissima fase palazzeschiana, inscritta sotto il segno del tragico (...) e una successiva fase di esorcizzante, giocoso distanziamento" (p. 13). Nel corso dei tre saggi l'A. mette poi in luce procedimenti e tecniche espressive utilizzate dallo scrittore in modo accorto e raffinato, in parte anche legate al movimento futurista, che contraddicono l'impressione di "na'vete" finora frequentemente ma inopportunamente sottolineata dai critici a proposito di questa prima e interessante stagione palazzeschiana.
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