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Premetto che do cinque stelle su cinque, ma che giudico il libro per cosa ha lasciato a me, non per il suo valore assoluto. La storia è narrata in prima persona dal punto di vista di Claudia, una bambina nera che passa la maggior parte del suo tempo con la sorella Frieda e, dopo le prime pagine, con Pecola, un'altra bambina che è la vera protagonista del libro. Molto presente è sicuramente lo sguardo di disprezzo della società bianca nei confronti della comunità nera di Lorain, in Ohio. Siamo nel 1941 e la discriminazione razziale è molto forte e a subirne le conseguenze sono anche le stesse bambine, nella loro quotidianità scolastica e di gioco. A questo si aggiunge anche una costante discriminazione degli stessi neri verso gli altri neri, cosa che ho trovato davvero sorprendente e che mi ha colpito molto, dandomi una forte motivazione a terminare il libro. Altro tema centrale è la bellezza, associata all'invidia. Un libro veramente crudo, che raffigura perfettamente la società dell'epoca. La violenza, psicologica e non, è presente in gran parte delle pagine di L'occhio più azzurro, accompagnata da una costante presenza di malizia e, in parte, follia e malattia. Un libro che mi ha veramente spaccato il cuore e che mi ha lasciato del tutto colpito, in positivo per il modo in cui la storia è narrata e in negativo per quello che la storia narra. Non è sicuramente un libro per tutti. Altro aspetto che mi piace sottolineare è il clima in cui tutti gli eventi si svolgono. Si respira sempre un senso di disagio e di malsano, c'è sempre qualcosa di non detto, qualcosa da nascondere. Questo è facilitato ovviamente dal punto di vista di una bambina a cui troppe cose vengono celate. Se vi state chiedendo il motivo del titolo e se avete uno stomaco di ferro, ve lo consiglio vivamente.
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