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Anno edizione: 2019
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Romanzo satirico antiretorico e dissacrante, Olocaustico si presenta come uno specchio dei tempi, tra fake news e perdita dei valori. È una storia originale e divertente che ha il merito di farci riflettere sul nostro futuro partendo da un’idea di fondo: se neghiamo la Shoah, tutto il resto crollerà. Ma proprio tutto.
David Piperno è un giovane ebreo romano che si è trasferito in Israele per coronare il suo sogno: diventare un grande regista di fantascienza. La sua sceneggiatura La lucertola mutante però non interessa a nessuno e per mantenersi è costretto a intervistare gli ultimi sopravvissuti alla Shoah per il Museo di Yad Vashem. David è immaturo, inaffidabile e con un senso dell’umorismo del tutto particolare. Lo sanno bene i suoi amici, lo sa Sara, la madre ansiogena e iperprotettiva, e lo sa fin troppo bene Sharona, la sua esasperata ragazza. Nessuno di loro però può prevedere che per realizzare le sue ambizioni David darà inizio a una catastrofe di proporzioni planetarie. E non basteranno i consigli dei suoi amici immaginari, Philip Roth e Itzhak Rabin, per riparare al danno imponderabile che affliggerà l’umanità intera.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Deliziosamente irriverente, dissacrante, questo romanzo é una sorsata d'acqua fresca nel deserto della morale politically correct che imperversa nella societá e nel mondo intellettuale di oggi. Caviglia gioca con le nuove regole dei social media, che nel giro di 24 ore possono creare nuovi miti e nuovi mostri, a volte trasformando i primi nei secondi e viceversa. Tutto questo senza far mancare l'ironia, la presa in giro, traguardo non da poco se si considera la tematica molto seria di sottofondo: l'autore ci apre gli occhi, infatti, sul rischio di "tradire" la storia sulla scia del qualunquismo e di una democrazia delle opinioni non validate dai fatti. E questo toccando uno dei temi piú toccanti e tragici della nostra storia contemporanea, la Shoah. Consiglio di leggerlo, e di riflettere a lungo.
Romanzo ironico, surreale,polticamente scorretto che, correndo sul filo del rasoio rappresentato da un argomento tanto drammatico e delicato - non solo per il popolo ebraico,ma per l'umanita' intera - quale' la Shoah, ci porta a riflettere su di una contemporaneita' dove la devastante forza pervasiva dei media ,insieme con la perdita di valori essenziali, si dimostra in grado di sovvertire ogni realta' e di impedirci di cogliere la differenza tra vero e falso. Gli incauti ed ambiziosi comportamenti del giovane aspirante regista David provocheranno, grazie alla costruzione di una folle storia totalmente inventata, una catastrofe mondiale con la negazione della Shoah,ufficializzata dalle massime autorita' internazionali. Paradossalmente, sara' necessaria un'ancor piu' improbabile,inverosimile e surreale invenzione mediatica ,opportunamente diffusa tramite i social media e universalmente creduta come vera, per rimettere a posto le cose. Chiaro il messaggio : lo strapotere dei mezzi di comunicazione puo' consentire che le emozioni e la credulita' prevalgano facilmente sulla ragione e che la realta' che ci circonda-anche quella apparentemente intoccabile come l'Olocausto -possa essere modificata in ogni momento, secondo i fini che ci proponiamo ( o che "si" propongono....). Scrittura agile,buon uso della lingua, ritmo e giusta tempistica dei fatti : conseguenza evidente dell'esperienza cinematografica dell'autore.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Non solo certezze da Israele o dalla migliore tradizione della letteratura ebraica, ma anche scommesse vincenti dall’Italia. La casa editrice Giuntina, dopo Laura Forti e Simone Somekh, solo per fare esempi piuttosto recenti, punta felicemente su Alberto Caviglia, di professione regista (già assistente di Opzetek), ma con evidenti doti di narratore tout court e che sa tuffarsi con naturalezza in un campo minato, quello in cui satira, negazionismo e Shoah (con certe sue liturgie) si intrecciano. Si può riflettere su temi serissimi e attualissimi, solo attraverso la lente dell’ironia e mettendo in guardia dal dilagare delle fake news? Sì, c’è chi ci riesce, e Caviglia fa parte di questa schiera.
Il suo azzardo in formato cartaceo (o elettronico) si chiama Olocaustico (303 pagine, 18 euro). Nel 2023 il ventenne David Piperno, ebreo romano e aspirante regista di fantascienza, si trasferisce in Israele. Lì, però, più che far decollare la sua carriera, deve badare a mantenersi e non trova niente di meglio che intervistare sopravvissuti della Shoah, per conto del museo di Yad Vashem. Una mossa a dir poco azzardata del giovane avrà catastrofiche conseguenze planetarie: in assenza di ultimi veri testimoni, per scongiurare il licenziamento deciso dal direttore del museo, Itai Blumenfeld, fa impersonare a un clochard, Mordechai, il sopravvissuto di un immaginario campo di concentramento; remissivo, il senzatetto accetta qualsiasi cosa in cambio di vitto e alloggio. Una notizia trattata in grane stile, quella di un altro reduce dai lager, con tanto di conferenza stampa e promozione. Il falso superstite, però, è smascherato e da qui in avanti è davvero difficile arrestare la lettura del romanzo di Caviglia. Che non ha la vertiginosa tensione e l’anima enigmatica de L’impostore (Guanda) di Javier Cercas, perché viaggia in altre direzioni, in territori tenuti in piede dal grottesco e dal surreale. David Piperno
Il risultato è un cambio di prospettiva. Naturalmente non si ironizza sulla Shoah, ma si riflette su come la coscienza collettiva sia qualcosa di labile, su come sia facile abbassare la guardia e far dilagare fake news con antisemitismo e negazionismo a riemergere prepotentemente, in tutta la loro ignoranza, dalle ceneri. La Shoah e la sua portata storica, nel mondo (quanto davvero lontano dal nostro?) immaginato da Caviglia, sono negate, e l’ignoranza, la pigrizia e la disinformazione non riescono a mettere un freno a notizie sempre più inverosimili e incontrollabili. Una narrazione decisamente scanzonata e poco austera, quella di Caviglia, un intreccio surreale in cui si ride, e che si scioglierà in qualche modo grazie alla fantascienza (di mezzo c’è un lucertolone radioattivo…).
Caviglia non ha paura di battere tasti su certi stereotipi del popolo ebraico e, probabilmente, dà il meglio di sé quando fa dialogare il suo David Piperno con due anime della sua coscienza, rappresentate dal “buono” Itzhak Rabin e dal “cattivo” Philip Roth, amici immaginari. Quando la fidanzata Sharon molla David scrivendogli un messaggio di posta elettronica, il “diavolo custode” Roth lo consola a modo suo: «Donne… […] Vedrai che le passerà… fidati, sono tutte uguali». E quando David gli fa notare che cosa ha combinato («… le ho solo mentito spudoratamente, ho solo cancellato la morte di sei milioni di persone daio libri di storia e dato il pretesto a quattro Paesi di dichiararci guerra… perché dovrebbe tenermi il muso?»), lo scrittore non fa una piega: «È quello che penso anche io. Mi piace questo spirito! […] Hai idea di quante femmine ci sono lì fuori in attesa di un tuo cenno?». Si prende bei rischi, da scrittore debuttante, Caviglia, ma l’architettura regge e sarà curioso vederlo ancora all’opera, non solo come romanziere. Del resto lui stesso, nei ringraziamenti, scrive che «che un film sarebbe stato meglio di un libro».
Recensione di Micol Treves
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