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Questo volume prende le mosse da una ricerca, cofinanziata dal MIUR (Prot. MM11312137), in cui - per la prima volta in Italia - la Polizia di Stato e il mondo accademico si sono coordinati per studiare modelli e applicabilità del criminal profiling.
Il gruppo di ricerca ha analizzato i dati statistici ed epidemiologici riguardanti la realtà omicidiaria in Italia; ha analizzato 20 fascicoli processuali di casi ritenuti di particolare interesse e valutato i rapporti tra malattia mentale e omicidio, attraverso lo studio di 180 perizie in casi di omicidio tratti dagli archivi peritali della Cattedra di Criminologia dell'Università degli Studi di Milano; si è elaborata un'intervista strutturata - somministrata a sei soggetti detenuti per reati di particolare efferatezza o apparente assenza di motivazione - che sono stati intervistati in profondità da membri dell'equipe di studio.
Lo scopo di questa ricerca era quello di poter evincere le caratteristiche del colpevole di delitti seriali o particolarmente violenti e/o senza motivo apparente in base alle tracce sensibili che restano a seguito dell'esecuzione di questi crimini. Questi segni si possono trarre, per esempio, dalle modalità dell'esecuzione, dal tipo di ferite inferte, dal comportamento geografico e spaziale del reo prima e dopo il crimine (ad esempio vicino alla propria casa, lontano dalla propria casa, ecc.), dalle caratteristiche della vittima, ecc.
Le indicazioni conseguenti potrebbero essere utili alla Polizia giudiziaria, al P.M., al difensore dell'imputato e della parte civile per individuare alcune piste investigative e ad escluderne altre.
Questo libro, che rappresenta un'evoluzione rispetto a quella ricerca, mostra le possibilità e i limiti della psicologia investigativa.
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