Turn on the Bright

Un perfetto "muro del suono": geniali intrecci di chitarre e tastiere, riverberi evocativi; e quando questi ultimi demordono, ebbene, non restiamo orfani, perché delle “tridimensionali” linee di basso e dei perfetti innesti di batteria metronomata dischiudono, all‘udito e alla mente, lunghe vie di perdizione. Paul Banks, con il suo timbro baritonale e demoniaco, si specchia narcisisticamente nelle tematiche cupe e inconsce dei testi. Le note, la voce e i testi ci trasportano nella profondità della psiche e del rimosso, ci fanno guardare ed accettare l’amore perverso ed il lutto (ovvero le pulsioni di vita e di morte) che, quotidianamente (ma inconsciamente), condizionano le nostre scelte esistenziali. Turn On The Bright Lights è IL DISCO che “accende” le sue “luci abbaglianti” sul nostro quotidiano represso o rimosso. E se non ci purifica, almeno ci riappacifica con i nostri demoni.

Ho letto varie volte che gli Interpol hanno "semplicemente" copiato le loro sonorità da Joy Division, The Cure, Television...OK. "Sono derivativi"...OK. "Niente di nuovo sotto il sole"...OK. Io penso che se si trovano persone capaci di fare tanti brani bellissimi o belli, questo mi basta. Turn on the bright lights é il loro album d'esordio: per me è STREPITOSO. Uno dei (sempre secondo me) pochissimi album indispensabili del nuovo millennio.