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Opere. Vol. 1: Rime, Vita Nova, De vulgari eloquentia. - Dante Alighieri - copertina
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Opere. Vol. 1: Rime, Vita Nova, De vulgari eloquentia. - Dante Alighieri - copertina
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Descrizione


L'equipe che cura per i Meridiani le opere di Dante tradizionalmente definite "minori" è diretta da Marco Santagata. L'edizione si articola in tre volumi in cui le opere per la prima volta sono disposte in ordine cronologico, superando la consueta divisione fra il Dante latino e quello volgare. Significativa è l'attenzione riservata al pensiero politico di Dante, alla sua speculazione filosofica, alle sue riflessioni sulla lingua, che vengono studiati da esperti dei singoli ambiti. In questo primo volume viene presentata la poesia di Dante e la sua riflessione sulla poesia. Punti di forza sono il ricchissimo e innovativo commento di Claudio Giunta alle Rime; e quello di Mirko Tavoni al De vulgari eloquentia, le cui ricerche modificano in profondità il quadro del pensiero linguistico dantesco. Per la Vita Nova si ripropone, appositamente rivista e aggiornata, l'edizione pubblicata da Einaudi nel 1996 a cura di Guglielmo Gorni. La collocazione cronologica delle Rime prima della Vita Nova consente di seguire lo sperimentalismo di Dante giovane, impegnato su ogni accordo della tastiera lirica contemporanea e capace poi di operare una consapevole scelta critica e interpretativa. Di grande respiro l'Introduzione generale, firmata dallo stesso Santagata, che delinea un panorama originale della poetica e del pensiero di Dante, seguendone l'evoluzione e rintracciandone i motivi ricorrenti all'interno delle opere. Introduzione di Marco Santagata.
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Dettagli

2011
8 marzo 2011
CCXLVIII-1686 p., Rilegato
9788804611684

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Stefano
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La raccolta delle opere minori (?) di Dante Analisi dettagliata, e documentata. Uno scrigno di sapere dantesco, da unire al 2 volume sempre dei meridiani. Peccato che non verrà pubblicato il Fiore, Detto d'Amore e Quaestio.

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Voce della critica


Dante come esponente della generazione "tq" (Trentaquaranta) partita alla conquista delle pagine culturali per svecchiare e ripoliticizzare la vita culturale italiana? La riunione in un corposo "Meridiano", secondo la combinazione inedita di latino e volgare, di tre punti fermi dell'opera di Dante prima della Commedia suggerisce il paragone, per quanto l'introduzione-saggio di Marco Santagata proietti il lettore oltre il volume sul "tutto Dante". C'è la Vita Nova, cioè il romanzo in cui Dante trentenne racconta il suo amore per Beatrice. Il commento è l'aggiornamento di quello curato da Guglielmo Gorni, compianto italianista dalla penna lucida e novatrice. C'è il De vulgari eloquentia, cioè la critica letteraria. Mirko Tavoni firma un commento in cui si affrontano problemi di complessa tecnicità con chiarezza, dando il giusto rilievo al valore politico e filosofico della riflessione linguistico-letteraria di Dante, e propone una datazione tra il 1304 e il 1306 legata a un ipotizzabile soggiorno bolognese del poeta esiliato. Ci sono poi le Rime, cioè le molte poesie non inserite nella Vita Nova o nel Convivio. Queste sono di epoche diverse ma a suggerire comunque l'immagine di un Dante militante tq è l'agguerrito commento di Claudio Giunta, studioso giovane con all'attivo un'importante bibliografia e una riconosciuta attività di polemista.
Insomma, romanzo, critica, poesia, un triathlon riservato a pochi, l'intellettuale completo va alla conquista dello spazio letterario che, all'epoca di Dante, faceva saldamente parte dello spazio di azione pubblica. Poesia e critica oggi invece sono "di nicchia", rappresentano, nel migliore dei casi, la parte nobile di un catalogo editoriale, o resistono all'interno di uno spazio specialistico o pedagogico a loro volta seriamente minacciati. Ricordare tali elementi di contesto può sembrare ovvio ma serve a situare il commento alle Rime proposto in una sede che rimane, idealmente, punto d'incontro tra lo specialista e il lettore colto. Le esigenze di quest'ultimo, ammesso che legga ancora, rendono sicuramente un grande servizio anche a chi leggere lo fa di mestiere. Tra i molti punti di forza di questo commento c'è infatti una notevole chiarezza di espressione e una capacità di sintesi in presenza di una massa di informazioni che fa di questo il più ricco commento esistente. Arrivare dopo Barbi, Contini, Foster-Boyde, De Robertis vuole dire partire da un capitale di conoscenza unico. La scelta di Giunta è allora quella di alzare la posta.
Le capacità di indagine bibliografica e di ricerca su corpora di testi consultabili elettronicamente moltiplica le capacità di un ricercatore di oggi e Giunta sa mettere in opera un approccio moderno alle fonti. Si estende il dominio dell'intertestualità praticato, ancora "a memoria", dai suoi predecessori. Tra l'altro si moltiplicano, pertinentemente, i richiami a passi paralleli presso i trovatori provenzali e francesi, cioè i rappresentanti della poesia che godeva di maggiore prestigio all'epoca di Dante. D'altra parte, il commento esce spesso dal confronto con il codice lirico per misurarsi con i molteplici linguaggi e competenze di un intellettuale del Due-Trecento.
Si parla dunque di interpretazione dei sogni, di medicina, di astronomia, di filosofia scolastica, ma anche di arte, come quando, a proposito di Per una ghirlandetta, si ricorda il motivo del Dio d'Amore che distribuisce ghirlande agli innamorati negli avori gotici francesi. Si esplorano le lingue tecniche della contabilità mercantile, del diritto. Inoltre, è sondata la possibilità di ricondurre motivi letterari al grande universo dei tipi folklorici. Che ciò avvenga in parte in polemica con gli abusi che si commettono nello spiegare la letteratura con la letteratura (gli eccessi dell'intertestualità) è trasparente, ma si può a volte dissentire. Per esempio, è giusto sottolineare l'origine folklorica della nave magica del famoso Guido i' vorrei su cui Dante vorrebbe andare a zonzo con gli amici poeti, ma è eccessiva la tirata contro le identificazioni proposte con singole navi magiche nella letteratura francese medievale. Questa o quell'identificazione è stata avanzata dagli studiosi man mano che si stratificava l'attività (che è idealmente anche collettiva) di commento. Conta anche che sono tutte navi francesi, e dunque, se anche Dante non alludeva a una in particolare e il motivo è, alla base, folklorico, il tramite è verosimilmente francese e dunque, probabilmente, letterario.
Tocchiamo qui un aspetto capitale del commento: la sua forza polemica. Si prenda la nota sull'altro sonetto famoso Un dì si venne a me Malinconia, dove Dante parla alla figura di Malinconia materializzatasi accanto a lui vestita di nero e le dice: "Pàrtiti, vai via". La citazione "folklorista" di uno studio sulle formule di scongiuro di un antropologo come Ernesto de Martino è accompagnata da quella di una famosissima versione di Ornella Vanoni di una bossa nova brasiliana: "Tristezza per favore vai via". L'accostamento rende, certo, immediato cosa vuol dire scrivere per un poeta medievale: non tanto trovare una combinazione di parole unica, ma muoversi materialmente su più piani di lingua condivisa, intuire, sì, ma soprattutto comunicare. Ma citare la Vanoni significa portare il discorso scientifico stesso sul piano della cultura pop. Non si pensa tanto alla sua bella trasparenza comunicativa, quanto piuttosto allo sforzo costante di attualizzazione compiuto per situare Dante agli occhi del lettore di oggi. L'immagine che gli è offerta è quella di Dante come il primo poeta moderno. Contro il sistema fortemente caratterizzato da convenzioni retoriche della poesia trobadorica si afferma con Dante un modo di trattare in poesia argomenti diversi, dagli accidenti quotidiani ai problemi filosofici e dottrinali (efficacemente si richiama la "didassi frontale" di Auden e Brecht). Certo, non ci si deve aspettare una poesia come quella a cui siamo abituati noi moderni, quello "spontaneo traboccare di sentimenti potenti" di cui parlava Wordsworth. Dante propone però già rispetto a una poesia rivolta costantemente verso l'esterno, dialogo o presa di posizione rispetto a un destinatario preciso o a una comunità di colleghi (fedeli d'amore, donne innamorate), gli elementi di un'autoriflessività e soggettività del testo di tipo moderno. Ora, questo modello è riproposto troppe volte nel commento per pensare si tratti solo di un espediente pedagogico e comunicativo.
La semplificazione però ha un prezzo. La poesia romanza, trobadorica e francese, ne esce appiattita in maniera quasi da manuale scolastico, tanto che i molteplici riscontri prodotti rischiano di regredire a un semplice rumore di fondo della lingua a cui manca ancora l'impronta del genio. D'altra parte, va ricordato che la poesia moderna, non è tutta soggettività o confessional alla maniera anglosassone. Basta pensare alle avanguardie che hanno attraversato il Novecento, alla poesia di ricerca italiana, alla distruzione della lirica nella poesia francese moderna. In realtà, la semplificazione ideologica del commento mette la sua notevole ricchezza esegetica sotto il segno di una militanza che sembra in parte rispondere a una polemica anti-corporativa. È un confronto che avviene a due livelli. Uno tecnico, interno alla corporazione, l'altro dall'esterno, toccando il ruolo della lettura dei classici, mette in discussione il ruolo stesso della specializzazione. Non è escluso che un po' di comunicazione valga a ridare slancio al lavoro dei tecnici, a togliergli un po' di tristeza. Ma non sono i tecnici i nemici degli studi letterari. I nemici stanno fuori. La canzone non dice: "Intertestualità, per favore, vai via". Fabio Zinelli  

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Conosci l'autore

Dante Alighieri

1265, Firenze

Figlio di Alighiero II degli Alighieri e di Bella, Dante appartiene a una famiglia della piccola nobiltà guelfa fiorentina, di scarse risorse economiche. Ma questo non gli impedisce di frequentare la vita elegante della città e di dedicarsi agli studi. Prima dei 18 anni è infatti già istruito in grammatica, logica e retorica, e compone versi in volgare.La giovinezza di Dante è piena di una vita ricca di esperienze che lo rendono parte attiva della nobile società fiorentina del suo tempo.Tuttavia è soprattutto l'esperienza dell'inappagato sentimento amoroso verso Beatrice che lascia la traccia più profonda per la formazione della sua personalità di poeta. Il loro primo incontro risale al 1274 e da allora inizia a scrivere di questo...

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