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Un' ora con Heiddeger. Oriente e Occidente
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Tutti i formati ed edizioni
Brossura
Anno edizione: 2013
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ora con Heiddeger. Oriente e Occidente
Il "vero" incontro di Heiddegger con colui che indicò orientativamente come il "Giapponese" nel suo saggio "Da un colloquio nell'ascolto del linguaggio" (poi raccolto in: "In cammino verso il linguaggio"). Ne emerge l'influsso esercitato su Heidegger dal pensiero estremo-orientale e alcuni tratti "privati" della personalità del filosofo. Vi si discute, tra l'altro, l'arte in Giappone, il linguaggio e la poesia, il vuoto e il nulla, Rashomon, l'indeterminatezza giapponese. Saggio indispensabile, oltre che per il valore storico, per i suggerimenti su un possibile incontro tra Oriente e Occidente alla luce della categoria del "vuoto" (cioè nonsense), tradotto, commentato e annotato da Leonardo Vittorio Arena, uno dei principali orientalisti italiani, nonché autore della Postfazione.
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Autore:
Curatore:
Editore:
Collana:
Anno edizione:
2013
In commercio dal:
20 marzo 2013
Tipo:
Libro universitario
Pagine:
70 p., Brossura
EAN:
9788857513812
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alberto pierobon
30 giugno 2021
L'incontro nel marzo del 1954 (pubblicato l'anno dopo in Giappone) tra Heidegger e Tezuka, scavando la vaghezza e l'indeterminatezza della giapponesità, per meglio capire i percorsi di Heidegger. Quindi si discute di arte, sensibilità, sensazione, simboli e linguaggio (grecità e orientalità, ma non solo) tra spiritualità, metafisica e altro.Come si dice in giapponese essenza e fenomeno? Sono concetti identici o contrapposti o che altro? E il vuoto, il nulla, la cosa, l'essere? Scriverà Heidegger: "il vuoto della brocca determina ogni movimento della produzione. La cosalità del recipiente non risiede affatto nel materiale di cui esso consiste, ma nel vuoto che contiene", dove la "cosa" diventa una sorta di trampolino di lancio per l'idea. Solo la poesia si fa carico di questa missione, con responsabilità (meglio Holderlin, come vorrebbe Heidegger, o Rilke?). Stupisce che 4 anni dopo Heidegger semba cambiare le carte in tavola, dando una versione diversa dell'incontro. Siamo al teatro filosofico? Ad una maschera? Cosiccome Platone dietro Socrate, o Nietzsche quando utilizzav Schopenhauer e Wagner? Domande complesse sapientemente spiegate nella postfazione da L.V.Arena ad es. "Il fenomeno, cioè l'essenza" e viceversa nella lingua orientale: il cioè che vale come in quanto; e tuttavia; allora; o che altro?Siamo alla proposizione spinoziana deus sive natura, dove "sive" esprime qualcosa che ovvero ed ovverossia stentano a rendere, pur accostandovisi. E il koan (suono inudibile al quale si deve dare una risposta,es ascolta il suono del clap di una mano sola),ma anche la risposta giusta è illusoria per lo Zen! Siamo al metodo di lavoro o semplicemente all'abdicazione al nulla che è anche l'essere? Conclude la Postfazione col nonsense, il carattere nudo dell'esistenza, già evidente ma che non si vuol vedere "insomma la strada di casa (..) che noi crediamo di conoscere e invece non sondiamo a sufficienza, proprio perchè l'abbiamo sempre, di continuo, davanti agli occhi".
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