L' orda d'oro. 1968-1977: la grande ondata rivoluzionaria e creativa, politica ed esistenziale

Pubblicato per la prima volta nel 1988 (e ampliato in questa edizione) è stato per un lungo periodo il punto di riferimento per la storia dei movimenti politici dal 1968 al 1977. Il testo, in parte, è poco lineare, disomogeneo nel raccontare gli avvenimenti, ma ricco di materiali (volantini) dell’epoca. Pregevole, invece, la pluralità di voci che utilizza per narrare gli eventi da più angolazioni. Resta comunque un caposaldo.

Questo è un capolavoro! Ricostruzione grandiosa di anni grandiosi, con i loro valori e i loro disvalori, comunque anni fondamentali da cui oggi purtroppo siamo lontanissimi in quanto quella tensione ideale, santa e/o diabolica che fosse, non fa più parte del nostro mondo. E gli autori, oltre a essere dei sublimi narratori, hanno dato una grande dimostrazione di cosa significhi essere degli storici, con riferimenti precisi, note, citazioni. Hanno inconsapevolmente fornito, con lustri di anticipo, una lezione di correttezza storica tremendamente precisa e spietata a gente come Pansa che oggi pretende di fare storia senza uno straccio di nota a piè di pagina, senza un riferimento scientificamente corretto, senza nulla insomma di quanto discrimina il racconto dalla testimonianza, almeno da quel poco che io ho letto di lui, e chiedo scusa a questo grande del giornalismo italiano se magari qualcosa mi è sfuggito. E che differenza tra questo libro e le lezioncine da scuola media (o al massimo superiore, dai) dei vari Montanelli e Gervaso, anch’essi incapaci di distinguere la narrazione dal lavoro scientificamente valido. Purtroppo nel mondo d’oggi i Moroni e i Balestrini hanno molto meno seguito dei Pansa e dei Montanelli-Gervaso di turno, bravi, bravissimi sì, sono il primo a riconoscerlo, ma appartenenti a un’altra dimensione. L’orda d’oro: una grandioso affresco all’interno del quale ognuno di noi che ha più di quarant’anni trova una sua precisa collocazione.