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(scheda pubblicata per l'edizione del 1989)
scheda di Bardi, M., L'Indice 1989, n. 7
In questa "storia di quei ragazzi intelligenti che amano lo studio come fumo, negli occhi" è abbastanza scoperto il debito dell'autore nei confronti di Collodi: se a Pinocchio si allunga il naso ad ogni bugia, per Meo - giovane abitante di Nonsodove che non sa far altro che fischiare - dire sciocchezze equivale ad assistere a un allungamento progressivo delle proprie orecchie. Meo, vittima del sortilegio di una zingara, ma soprattutto della propria ignoranza, diventa così un fenomeno da baraccone, che il Re dei mostri vuole catturare per completare la propria collezione. Le lunghe orecchie di Meo sono la causa di infinite peripezie, della fuga dalla casa paterna, della perdita dell'affetto della bambina Rita, del viaggio attraverso i paesi degli inventori, degli antropofagi e dei bugiardi. Alla fine il ragazzo-asino incontra un ricco filantropo italiano che gli assicura che gli farà usare la "macchina per accorciare le orecchie" quando lui si sarà applicato seriamente allo studio. La conclusione è ovviamente la regressione delle orecchie a dimensioni umane, il recupero dell'affetto del padre e di Rita e lo scorno degli asini di Nonsodove che scendono in piazza a protestare contro le scuole e gli esami. La storia di Meo, pubblicata per la prima volta nel 1908, riscosse un immediato e duraturo successo, anche grazie ai divertenti disegni del famoso caricaturista Mussino. Bertinetti scrisse altre storie con lo stesso Meo come protagonista e la storia del bambino con le orecchie d'asino fu anche trasmessa a puntate alla radio nel secondo dopoguerra. Il libro mantiene oggi tutti i suoi caratteri di piacevolezza: la simpatia del personaggio, la fantasia delle invenzioni la chiarezza e la misura del linguaggio e le deliziose illustrazioni hanno il sopravvento sul fondo stucchevole, sospetto e ideologico dell'elogio della determinazione e della volontà.
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