L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Il volume raccoglie le recensioni e gli scritti evoliani pubblicati sul periodico dell'Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente, il cui titolo durante il regime fascista, "Asiatica", si mutò poi nel dopoguerra in quello di "Est and West". Siamo davanti all'Evola attento studioso delle dottrine filosofiche e delle religioni sapienziali. Ma Evola non smette naturalmente di essere tale, ossia il filosofo della tradizione, collocatosi all'estrema destra. Così, alla fine degli anni cinquanta, davanti all'attenzione occidentale per il buddismo visto come una dottrina d'amore e di fratellanza, egli mette in guardia da questa interpretazione. Il buddismo, così inteso, sarebbe una dottrina per "uomini prostrati spiritualmente ed in cerca di evasione ed alleviamento spirituale"". Non si faccia dunque illusioni la cultura occidentale, perché il buddismo è dottrina di "trasformazione interiore (...) che neppure l'età della bomba H e di tutte le diavolerie del mondo moderno può perturbare". Insomma, il buddismo come arma per difendersi dalla modernità.
Francesco Germinario
L'interesse di Julius Evola per le dottrine orientali risale agli inizi della sua vita culturale. La conoscenza che egli ebbe delle filosofie e spiritualità giapponesi, cinesi, indiane non fu di certo superficiale e dilettantesca, ma approfondita grazie ad una intuitio intellectualis che gli consentiva di andare al fondo degli argomenti. La capacità che Julius Evola aveva di sintetizzare e comparare gli aspetti delle varie tradizioni occidentali ed orientali gli permetteva di individuare aspetti comuni e differenze esistenti fra loro, e spiegare agli uomini dei nostri giorni quanto ci fosse da apprendere da esse, senza considerarle una delle tante «mode» che imperversarono nei vari decenni del Novecento. Sicché fra il 1950 e il 1960 la sua competenza e originalità interpretativa venne consacrata con la collaborazione a East and West, l'organo dell'Istituto per il Medio ed Estremo Oriente (ISMEO), fondato dall'orientalista e viaggiatore Giuseppe Tucci che Evola conosceva sin dagli Anni Venti e di cui era redattore capo Massimo Scaligero. Presigiosa e autorevole rivista internazionale di studi orientalistici, sulle sue pagine in quello stesso periodo scrissero Franz Altheim, Mircea Eliade, Alessandro Bausani, Lionello Lanciotti, Francesco Gabrieli, Pio Filippani-Ronconi.Nell'arco di un decennio Evola pubblicò quindici saggi e tre recensioni di libri, che in questo volume sono stati riuniti, oltre ad un altro contributo apparso negli Anni Quaranta quando la rivista si chiamava Asiatica. Con la sua scrittura profonda ma chiara, che spaziava oltre i limiti di una eccessiva specializzazione, Evola in quasi tutti i suoi inteventi effettuò una stringente comparazione sul modo in cui una indentica dottrina, o filosofia, o metodologia veniva interpretata in Occidente rispetto all'Oriente: il tantrismo, lo zen, il buddhismo, lo yoga, il Vedânta, le dottrine dello Svâdharma e dello Hara, e poi i rapporti fra l'Oriente le filosofie e i filosofi occidentali come Guénon, Eckhart, Shelling, l'esistenzialismo, e così via.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore