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2011
1 gennaio 2011
168 p., Brossura
9788896760109

Voce della critica


Quando L'orizzonte viene pubblicato in prima edizione presso Feltrinelli nel 1966, la fisionomia della sua autrice ha già avuto modo di svelarsi nel romanzo breve La foresta e la fine (che tanto piacque a Vittorini) e in testi confluiti nel "Menabò" e nell'antologia del Gruppo 63. Ora che le edizioni Polimata ne propongono una nuova edizione, per la cura di Massimiliano Borelli e con un saggio di Francesco Muzzioli, è come se il lavoro di Carla Vasio potesse più nitidamente essere colto e messo a fuoco. Non si tratta infatti di una riproposta casuale. Dall'uscita nella celebre collana "Le comete", Vasio ha continuato negli anni a cercare e sperimentare; che fosse in piena temperie neoavanguardista, o al fianco di artisti come Burri, Capogrossi, Perilli, che si trattasse di poesia o di musica d'avanguardia, la scrittrice originaria di Venezia ha sempre rintracciato e soddisfatto la propria vocazione.
Sono trascorsi quasi cinquant'anni dal 1966. Si è passati, fra gli altri, attraverso Come la luna dietro le nuvole, Laguna (Einaudi, 1996 e 1998), gli ultimi romanzi Labirinti di mare e La più grande anamorfosi del mondo (Palomar, 2008 e 2009). Sempre proponendosi attraverso una scrittura raffinata, intrattenendo con la realtà quel fortunatissimo rapporto capace di intercettarne la condizione piena di grazia e contemporaneamente di non fuggirne i lati oscuri, accettandone il mistero e rendendo lo scacco una tra le forme di conoscenza concesse e anzi preferibili, giocando con le illusioni ottiche, i cambiamenti repentini di prospettiva, in una trasformazione continua e in costante divenire, capace di investire anche le persone e il loro "essere attraversate" dalle cose (secondo una prospettiva cubista, come scrive Muzzioli). È il caso di La più grande anamorfosi del mondo, naturalmente, ma in generale di tutta la scrittura di Vasio, così incentrata sullo sguardo e le sue molteplici e multiformi declinazioni, nel suo prolungarsi e intrecciarsi a partire dall'immagine cinematografica e fotografica, entrambe amate e coltivate, rendendo la scrittura il mezzo con cui suggerire il reale e inoltrarvisi, recuperando la funzione disvelatrice del sogno, della fiaba; quella di Vasio non è narrazione, ma una mappa, della quale, come ha scritto Manganelli sul "Menabò 8", "ha la mentita freddezza, il potere sostitutivo, e un che di eguale e deforme, rispetto a ciò di cui è segno".
E allora, era già tutto lì: nella ripresa sgranata di questa donna intenta a lavorare a maglia su una panchina, in attesa di un confronto sempre procrastinato con un uomo, dilatando il momento dell'attesa, mentre la sua figura si assottiglia e confonde con il trascorrere del tempo, scomparendo e ricomparendo, fra gli oggetti del passato, del presente, accanto a figure di uomini e di donne che mantengono il medesimo tasso di improbabilità e allucinazione, profilo lieve e potente di un io narrante tratteggiato nell'architettura di una trama esilissima, con protagonista lo spaesamento, il movimento apparente, un gioco di specchi sapientemente misurato, calibrato. E ora più di allora, questo orizzonte ha tutta l'aria di aver raggiunto le sue coordinate ideali, stagliato nella costellazione disegnata e prediletta da Carla Vasio. Raffaella D'Elia

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Conosci l'autore

Carla Vasio

1923, Venezia

Carla Vasio, veneziana, vive a Roma. Ha partecipato alla neoavanguardia italiana degli anni Sessanta, facendo parte del Gruppo 63, unica donna. Ha gestito la famosa Libreria dell’Oca a Roma dal 1967 al 1972. Storica dell’arte, saggista e scrittrice, è autrice di numerosi romanzi tra i quali Come la luna dietro le nuvole (Einaudi, 1996), Laguna (Einaudi, 1998), La più grande anamorfosi del mondo (Palomar, 2009). Tra le più recenti pubblicazioni: Tuono di mezzanotte (Nottetempo, 2017) e Autoritratto di Goffredo Petrassi (Mucchi, 2017). Ha curato inoltre alcune antologie di haiku di autori giapponesi contemporanei. È presidente dell’Associazione Italiana Amici dell’Haiku.

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