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La Woolf non smette di stupire. Ricercatrice di nuove forme letterarie, sperimentatrice instancabile e appassionata, stavolta si cimenta in quel che ad una prima impressione potrebbe sembrare soltanto un piacevole e forbito divertissement, salvo rendersi conto che dietro un ordito tanto armonioso, quantunque intricato, possa celarsi solamente la saggia abile mano di una cucitrice-artista. Lo stile immaginifico ma preciso, incomparabile per la delicata affluenza di lirismo, principia per un buon tratto con squisita ricercatezza e affettazione, quasi volesse affiliare la scrittura alla vetustà dei secoli andati in cui Orlando ci viene presentato, per poi declinare, anno dopo anno, lungo tre secoli, fino al presente di Virginia, per sfociare, nelle ultime pagine, nel moderno stream of consciousness. Una immaginaria biografia scritta da un narratore ironico, spesso faticosamente conscio dell'arditezza del compito, impegnato come è in sagaci considerazioni metanarrative. Storia e finzione si mescolano in un'atmosfera magica nel tratteggiare l'uomo/donna Orlando, allegoria e rappresentazione delle idee personali dell'autrice sulla sessualità, il ruolo sociale della donna, l'amore per la letteratura e la sublime dannazione della creatività/scrittura, la relatività del tempo. Sapevo che Marquez si è dichiarato in debito con la Woolf, ma non sapevo quanto lo sia stato fino a che non ho letto Orlando. Fin dalle prime rapide pagine dal gusto favolistico(e per buona parte iniziale) ho avvertito un'affinità tra Orlando e Cent'anni di Solitudine (e L'amore ai tempi del colera). Borges in una recensione elogiativa del primo grande successo dell'autore latino affermò che è un romanzo unico per stile e privo di antenati. Mi sento di affermare di aver trovato un suo ascendente.
Bel libro. E' l'unico che ho letto della woolf ma lo trovo cveramente bello. Non è certo un libro semplice da leggere e men che meno avvincente (forse questa la sua pecca maggiore). Però sono meravigliose le descrizioni e lo stile dell'autrice. Il libro si comprende meglio se si sapesse che è una critica al positivismo e alle sue pretese scientifiche (come le biogrefie scientifiche); inoltre parte importante ha in questo lavoro la filosofia del tempo come durata di Bergson, uno dei padri del decadentismo. Per chi ama letture un po' strane, con grandi riflessioni e descrizioni potrebbe essere un buon libro.
Recensioni
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