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Fascisti e antifascisti, monarchici e repubblicani, cattolici e laici, comunisti e anticomunisti, secessionisti e unitari, berlusconiani e antiberlusconiani Divisioni che hanno solcato la storia dell'Italia nel secondo dopoguerra: per gli autori dei saggi presenti in questa ricca raccolta (Massimo Salvadori, Giovanni Sabbatucci, Maurizio Ridolfi, Pietro Scoppola e altri), frutto di un convegno tenutosi a Macerata nel maggio 2006, esse dapprima ricevettero impulso dallo "schematismo manicheo" fascista (l'espressione è di Angelo Ventrone, già autore di Il nemico interno nel 2005, Donzelli), come pure dal contrapporsi fra chiesa cattolica e "chiesa" comunista, per poi dissolversi nella polemica spicciola e nell'attuale commedia della reciproca delegittimazione. Tema dei vari contributi, le modalità secondo cui tale approccio avrebbe più volte messo in ombra, nel nostro paese, le ragioni del bene comune. L'impostazione è più che corretta, anche se alcune distinzioni vanno mantenute. Appare infatti difficile concordare con Marco Tarchi quando afferma che le stragi senza colpevoli o la P2 di Gelli furono semplicemente il più utile "spauracchio" per favorire il dialogo fra centro e sinistra. Così come, nel quadro degli "eccessi iperpolemici" fra berlusconiani e antiberlusconiani, è ben chiaro da dove sia sorto un certo modo di far politica, quali mass media lo sostengano e quali partiti abbiano ampiamente dimostrato di costituire in nome sia di un qualunquismo elettoralmente remunerativo, sia di precisi interessi non solo una minaccia, ma un fattore di corrosione nient'affatto immaginario per le istituzioni democratiche, l'informazione e la Costituzione stessa. Daniele Rocca
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