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E' veramente orribile che un romanzo così bello e così profondo sia così poco letto e conosciuto solo perché pubblicato da una casa editrice non delle maggiori: rischiavo di perdermelo se Loredana Lipperini non ne avesse parlato a Radio3. E' la radio, altro che l'editoria o la stampa l'ultimo baluardo della cultura del nostro incolto paese! Ma veniamo a queste poche pagine, dense più del mercurio e come quel metallo brillanti e corrosive. Astenersi se di bocca buona, o facile a ferirsi o difficile da rimarginare, e, sempre: maneggiare con cura Alice Rivaz e rileggerla spesso all'occorrenza. E' un libro che vale una cura psicanalitica, sia che siate uomini che donne; una cura di quelle serie, da cui si esce cambiati, come del resto avviene dopo la lettura di libri capitali. Questa dattilografa che osserva le sue compagne senza giudizi ma con indulgenza e sapienza vale più di un Flaubert, perché le donne le conosce meglio nonostante il millantato "c'est moi" del grande scrittore francese. E' attualissima questa lettura che pure viene scritta prima de "Il secondo sesso" (e quanto è più piacevole da leggere, cara e noiosetta Beauvoir); potremmo accostarla benissimo per grandezza a Virginia Woolf, ma è più moderna e più immediata da comprendere. Leggetela, vi prego, e fatela leggere: arginiamo l'ingiustizia che la nasconde agli occhi dei lettori che tanto avrebbero bisogno di scrittori come lei. Complimenti a PaginaUno: non vi conoscevo e per il momento ho comprato tutto quello che avete pubblicato della Rivaz. E' domenica e spero che sia tutto ancora disponibile come sembra sul sito.
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