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Anno edizione: 2002
Anno edizione: 2002
Anno edizione: 2006
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Un'ottima autobiografia: praticamente un romanzo. Da leggere.
Il racconto dell'infanzia e della giovinezza, tra momenti teneri e drammatici, di un uomo straordinario.
Fo non mi è mai stato simpatico, devo però dire che questo spaccato della sua giovinezza nel periodo a cavallo della seconda guerra mondiale è molto interessante e divertente.
Recensioni
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Leggere questa autobiografia di Dario Fo è come assistere a uno dei suoi irresistibili spettacoli.
Sin dalle prime pagine la narrazione scorre suggestiva e appassionante, ricreando, con la vivacità di un copione teatrale, un universo brulicante di volti, avvenimenti e personaggi.
Lasciarsi catturare da questa animata rievocazione è tanto piacevole quanto inevitabile. Dall'infanzia sulle sponde del lago Maggiore ai primi studi nel capoluogo lombardo, scorrono, davanti agli occhi di chi legge, le tappe iniziali di una grande avventura umana, artistica e politica, destinata a riservare grandi successi nella maturità. La scelta di limitare il racconto agli episodi dell'infanzia trova la sua ispirazione nelle teorie di Bruno Bettelheim «Di un uomo basta che mi diate i primi sette anni di vita, lì c'è tutto, il resto tenetevelo pure – diceva il noto psichiatra –. Io ho voluto esagerare – scrive Fo nel prologo -: ve ne offro dieci, più qualche puntata verso la maturità… credetemi, è già fin troppo!». Come non dargli ragione. Dopo avere letto del nonno ortolano "contastorie", delle fantasie sui tetti di cioccolato di una Svizzera immaginaria, dei fabulatori della Valtravaglia e della babele linguistico dialettale del paese dei mezaràt (gli abitanti di Porto Valtravaglia erano soprannominati mezaràt, pipistrelli, perché la maggior parte di loro viveva e lavorava di notte nelle numerose vetrerie della zona) non è più possibile stupirsi di fronte all'arte istrionica e visionaria di Dario Fo. Le sue radici sono tutte lì, negli episodi di vita vissuta, a volte teneri, a volte drammatici, che hanno per protagonisti familiari, amici e compaesani: le imprese del padre ferroviere, le sfide con i piccoli balordi della valle, la scoperta dell'arte e della pittura, la prima pudica storia d'amore per una ragazza salvata dalle acque del lago in tempesta, l'affetto per il cugino antifascista in Svizzera, le difficoltà della guerra. L'autore li racconta con la consueta ironia e un tratto veloce e incisivo che ricorda quello del suo primo amore: la pittura. è affascinante immergersi in questo autoritratto giovanile in cui tutto è così vivo e pulsante e dove le ragioni del cuore si confondono con le emozioni dell'arte e della coscienza civile.
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