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Anno edizione: 1997
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Questo non è il libro più leggero di Pessoa ma sicuramente è interessante. Raccoglie diversi scritti sul tema dell’esoterismo. Molto interessanti le sezioni sul segreto dei templari e sull’ordine dei cavalieri di Cristo.
Pessoa oltre ad essere un intellettuale sapiente era un autentico Maestro. E' quasi imbarazzante dover commentare scritti di così alta finezza intellettuale dove conoscenza esoterica ed elasticità divulgativa danno vita a un corpus di scritti estremamente stimolanti che, anche se alcuni sono incompleti, sembrano precorrere tutta una saggistica di là da venire... Anzi, alcuni proprio perchè incompleti, sprigionano una forza allusiva che sembra completarsi nel pensiero del lettore attento e sensibile.
Recensioni
recensione di Serani, U., L'Indice 1998, n. 3
Fernando Pessoa ha pagato - almeno in Italia - il successo che non riscosse in vita con una costante ricerca, da parte di certi esegeti, di una connotazione politico-filosofica dei suoi scritti. Un'operazione che è resa possibile dalla particolarissima situazione dell'opera di Pessoa: oltre 25.000 documenti, che accanto a testi letterari compiuti presentano scritti di varia natura, sovente allo stadio larvale di appunti, oppure di idee trascritte su carta in attesa di uno sviluppo completo. E ancora minute di lettere, progetti editoriali, saggi, oroscopi. Questa messe non ordinata di carte fornisce materiale a iosa per compiere operazioni spericolate.
Così, per esempio, Pessoa è da alcuni anni al centro di un tentativo di appropriazione da parte di uno schieramento politico, alquanto eterogeneo e indefinito nei suoi confini, che in un certo modo potremmo definire latamente postfascista. L'operazione si traduce nell'affermazione, alquanto semplicistica, secondo cui Pessoa, pur forse non apprezzando Salazar, aveva certamente una mentalità fascista.
Dire che Pessoa era fascista significa però non essere andati oltre il primo velo degli scritti pessoani. Facciamo un esempio. Nel 1928, due anni dopo la rivolta militare che, nel 1932, sfocerà nel governo Salazar, Pessoa pubblicava su "Acção", rivista "di destra", un saggio a puntate intitolato (traduco per semplicità) "L'interregno. Giustificazioni della dittatura militare". Per alcuni lusitanisti italiani, che hanno recentemente pubblicato questo e altri scritti di Pessoa, è la conferma che lo scrittore portoghese era fascista. Niente di più falso. È, piuttosto, la spietata analisi della situazione politica e culturale del proprio paese a cui, secondo Pessoa, si poteva porre rimedio solo con l'imporre un governo di transizione che traghettasse la nazione da un periodo di turbolenze a uno di pace sociale. Dall'ottobre 1910 (proclamazione della Repubblica) al 1926 (golpe militare di àscar Carmona) in Portogallo si succedono quaranta governi, mezza dozzina di rivolte militari, due sanguinosi tentativi di restaurazione monarchica, l'assassinio del presidente-dittatore Sidónio Pais: questo è il Portogallo a cui fa riferimento Pessoa. Ma anche questa a solo un'interpretazione, dunque discutibile. Sarà lo stesso Fernando Pessoa a toglierci d'impaccio: "L'articolo "O Interregno", pubblicato nel 1928, e consistente in una difesa della Dittatura Militare in Portogallo, deve essere considerato come non esistente".
Quest'ultima frase la troviamo finalmente pubblicata anche in Italia nel volume dal titolo "Pagine esoteriche", l'ottima raccolta di scritti pessoani selezionati, ordinati e tradotti da Silvano Peloso. In particolare, la frase citata fa parte della "Nota biografica" scritta dallo stesso Pessoa il 30 marzo 1935. Alcuni lusitanisti italiani in passato hanno pubblicato la "Nota", ma hanno omesso proprio quella frase.
Per nostra buona sorte, il volume curato da Silvano Peloso rende giustizia all'artista e presenta con rigore scientifico gli scritti più "pericolosi" del poeta. Quei testi la cui interpretazione complessiva può sembrare a prima vista più dubbia e che possono condurre a conclusioni ingenerose nei confronti di chi ha redatto quelle note. In questo senso risulta illuminante la postfazione che chiude il volume. Silvano Peloso dirige l'attenzione del lettore a una visione cosmogonica dell'opera di Pessoa, non analizzabile nei suoi singoli componimenti, come nuclei a sé stanti e completi, ma come elementi di un caos che cela al suo interno un'armonia trascendentale. La via alchemica alla perfezione non è più, allora, una diavoleria misticheggiante, ma la ricerca di una "forma mentis" che fa travalicare allo spirito la corporalità umana, nel solco di una tradizione alchemico-magica che va dal gesuita portoghese António Vieira a Newton. Del resto anche i riferimenti ricorrenti nelle pagine di Pessoa alla "dittatura delle menti", alla necessità di ridare valore al pensiero puro, più che all'azione, appartengono a questo caos deterministico al cui interno egli sapeva muoversi con invidiabile agilità.
Così anche le pagine che al lettore italiano, scottato dalle tenebrose vicende della P2, sembrerebbero per lo meno bislacche, come quelle in difesa della massoneria, in realtà svelano l'inarrivabile acume ironico dell'artista. Anche quando scende sul piano della politica parlamentare, Pessoa innalza lo sguardo oltre e si prende gioco degli interlocutori, forzando le loro stesse parole e conducendole verso lidi totalmente diversi da quelli previsti in partenza. Forse proprio in questa capacità di alzare lo sguardo e andare oltre sta il merito maggiore che ha questa raccolta. Parziale, discutibile, arbitraria come non può mancare di essere ogni collettanea di scritti di Pessoa, ma fondamentalmente onesta e scientificamente esatta. Ora, dopo decine e decine di volumi di e su Fernando Pessoa, si può ricominciare a vagare nel suo baule alla ricerca di un altro Fernando Pessoa: nel caos si distingue l'armonia.
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