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Il palazzo degli specchi
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Il palazzo degli specchi - Amitav Ghosh - copertina
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palazzo degli specchi

Descrizione


Nel novembre del 1885, quando giunge a Mandalay, Rajkumar ha undici anni e lavora come aiutante e garzone su un "sampan". Dopo aver risalito l'Irrawaddy dal golfo del Bengala, la sua barca si è dovuta fermare per riparazioni e il ragazzino indiano si è spinto per un paio di miglia nell'entroterra ed è arrivato nella capitale del regno di Birmania. Vi è arrivato nei giorni della fine del regno. La casa reale ha chiamato i sudditi a combattere contro gli eretici e i barbari kulan inglesi, per difendere l'onore nazionale e "avviarsi sul cammino che conduce alle regioni celesti e al Nirvana". Ma gli inglesi hanno la più grande flotta che abbia mai navigato un fiume, cannoni che possono abbattere le mura di pietra di un forte, fucili a retrocarica, mitragliatrici a ripetizione, e tre battaglioni di sepoy temprati da mille battaglie. L'esercito birmano si è disintegrato, i soldati sono fuggiti sulle montagne con le armi, due ministri hanno fatto a gara nel tenere sotto sorveglianza la famiglia reale, e il popolo di Mandalay si è riversato nel palazzo reale saccheggiando e mettendo a soqquadro ogni cosa. Rajkumar si aggira ora nel vastro atrio al centro della cittadella, in quello che tutti chiamano il Palazzo degli specchi, con le sue pareti di cristallo lucente e i soffitti rivestiti di specchi. L'esito finale del regno e della famiglia reale birmana, sarà l'inizio della fortuna di Rajkumar.
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Dettagli

2007
637 p., Brossura
9788854501799

Valutazioni e recensioni

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Rigus68
Recensioni: 5/5

E’ un romanzo, scritto molto bene, che intreccia vite individuali, matrimoni, nascite, morti, a guerre, invasioni di colonizzatori britannici, fino alla fine della seconda guerra mondiale (WWII) per finire con ricerche storiche che ci portano fino alla Birmania oppressa dal regime dittatoriale e alla ribelle Aung San Suu Kyi confinata nella sua villa per dieci anni ma amata ed ammirata dai suoi compatrioti. Ci sono almeno due importanti lezioni da apprendere, ben approfondite dallo scrittore. La prima è l’avidità spaventosa con cui il colonialismo britannico ha cercato di sottomettere quasi metà del mondo, chiamando pomposamente il suo impero “Commonwealth”. In realtà il “benessere” non era comune, ma solo appannaggio del conquistatore britannico, abilissimo nell’usurpare il potere locale e a depredare ogni nazione delle sue ricchezze. Paradigmatica è la descrizione inziale della detronizzazione del povero re Thebaw e della regina Supayalat: non aveva nulla a che vedere con la liberazione del popolo birmano da un regime oppressivo, bensì era spinta dallo spirito di rapina degli inglesi, che volevano impadronirsi delle ricchissime foreste di alberi di tek, di cui iniziarono un massicci e dissennato sfruttamento. La seconda lezione è il fatto di averci svelato come mai, nei secoli le perdite nei loro eserciti siano state così esigue. Questo vale anche per WWII, in cui appena 300 mila soldati inglesi persero la vita. Mandavano in prima linea le truppe dei regni conquistati, in primo luogo le truppe indiane, che portavano alla vittoria con altissimi contributi di sangue. Il conquistatore britannico stava nelle retrovie a dirigere le operazioni. C’è pure un terzo aspetto: il fatto che proprio durante gli scontri con i giapponesi nel Sud-Est asiatico proprio le truppe indiane abbiano iniziato a prendere coscienza del loro stato di “carne da macello” delle truppe britanniche e abbiano iniziato a prendere coscienza del loro stato di servitù e a ribellarsi.

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silvia
Recensioni: 2/5

"Il palazzo degli specchi" inizia come un romanzo rosa, si arena a metà trasformandosi in un confuso elenco, e termina con un telegrafico compendio di storia della Birmania. Le descrizioni dei personaggi scivolano via senza appigliarsi a nulla, restano figure anonime, stentano a prendere forma. Ho faticato non poco a finirlo, era dai tempi di scuola che non mi capitava di controllare di continuo quante pagine mancassero alla fine del libro. Resta l'impressione di avere letto un romanzo dispersivo, molto meno incisivo rispetto a quello di cui si parla nel riassunto della trama in copertina. Peccato, sicuramente non si tratta di un romanzo senz'anima, si avverte una passione spontanea che affiora comunque nonostante il risultatato.

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simona
Recensioni: 5/5

Sono una sostenitrice di questo grandissimo scrittore ed " Il palazzo degli specchi" è il romanzo che ho preferito. Molti ritengono Ghosh troppo descrittivo, ma grazie a questa sua caratteristica, nonostante abbia letto questo libro diversi anni fa, ho ancora vivide le immagini di Mandalay, del palazzo reale e dell'atmosfera che lui ha saputo creare. Consiglio questo libro a tutti quelli che vogliono immergersi nell'incanto di mondi lontani.

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Amitav Ghosh

1956, Calcutta

Scrittore, giornalista e antropologo indiano. Ha studiato a Oxford e vive tra la sua città natale e New York. Considerato «uno dei più grandi scrittori indiani» (la Repubblica), è autore di numerosi libri di cui si citano: Il cerchio della ragione (Garzanti, 1986), Le linee d’ombra (Einaudi, 1990), I fantasmi della signora Gandhi (Einaudi, 1996). Per Neri Pozza ha pubblicato: Il paese delle maree (2005, 2015), Circostanze incendiarie (2006), Il palazzo degli specchi (2007), Il cromosoma Calcutta (2008), Mare di papaveri (2008, 2015), Il cromosoma Calcutta (2008), Lo schiavo del manoscritto (2009), Il fiume dell'oppio (2011), Diluvio di fuoco (2015), La grande cecità (2017), L'isola dei fucili (2019).

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