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Il papa e il diavolo. Il Vaticano e il Terzo Reich - Hubert Wolf - copertina
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Il papa e il diavolo. Il Vaticano e il Terzo Reich - Hubert Wolf - copertina

Descrizione


I rapporti tra la Santa Sede e il Terzo Reich sono da sempre stati oggetto di controversie, ipotesi ardite, leggende e mitologie dovute spesso alla mancanza di testimonianze e documenti che suffragassero l'una o l'altra tesi. Grazie a una minuziosa analisi delle nuove fonti degli Archivi vaticani, rese accessibili solo negli ultimi anni, il volume di Wolf riesce a rispondere ad alcune questioni nodali che la ricerca storica aveva finora dovuto lasciare aperte: qual era la visione vaticana della Germania negli anni che segnano l'ascesa al potere del nazionalsocialismo? Cosa si sapeva del movimento hitleriano? Quali erano i rapporti tra la Chiesa tedesca e la centrale romana? Fino a che punto il Vaticano è stato disposto a trattare con il "diavolo", pur di garantire l'assistenza spirituale ai propri fedeli? Sulla base di documenti inediti, l'autore ricostruisce il panorama dei rapporti tra Vaticano e Terzo Reich negli anni che vanno dall'inizio della Repubblica di Weimar allo scoppio della seconda guerra mondiale, con una particolare attenzione al ruolo di Eugenio Pacelli, Pio XII, dalla nomina a nunzio apostolico nel 1917 fino all'elezione a papa nel 1939.
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Dettagli

2008
8 agosto 2008
323 p., ill. , Rilegato
9788860362919

Voce della critica

Poiché per certuni il papa è il diavolo tout court, l'editore non ha potuto non cedere alla diabolica tentazione di mettere in copertina Eugenio Pacelli, universalmente noto come Pio XII, ma assai meno conosciuto per la sua lunga missione di nunzio apostolico in Germania negli anni cruciali di Weimar. In realtà, il libro di Wolf si ferma al 1939, anno di ascesa di Pacelli al soglio di Pietro, soffermandosi quindi quasi esclusivamente sul precedente pontificato, quello di Achille Ratti. Nel suo complesso il testo, che si inserisce nel profluvio di pubblicazioni sui rapporti tra Santa Sede e Terzo Reich, ha un suo rigore, segnalandosi per il tentativo di mantenere le distanze da qualsivoglia sensazionalismo e per il ricorso a un'abbondante documentazione, in parte inedita, anche se diseguale. L'autore si sforza di ricostruire un ventennio di complessi rapporti, dal 1917 (anno delle rivoluzione bolscevica) al 1939, mettendo in luce l'intenso dibattito interno che accompagnò il Vaticano in anni caratterizzati da cambiamenti politici repentini negli equilibri europei. Rilevante, in questo contesto, è la definizione che Wolf fa delle due diverse posizioni compresenti, quella del Sant'Uffizio, legato alla dottrina e alla dogmatica, e del Segretariato di Stato, retto dal 1930 da Eugenio Pacelli, e informato a una maggiore misura diplomatica, ovvero incline a una qualche apertura politica, sia pure mediata e molto meditata, al regime di Hitler. In tale contesto emerge il rapporto di dialettica contrapposizione del futuro papa con il suo predecessore, assai più freddo nei riguardi di Berlino, senza che però questo si traduca per il primo in una propensione antisemitica. Semmai è proprio in quegli anni che la chiesa avvia un percorso di riflessione sull'antigiudaismo. Ma in mezzo doveva esserci ancora una guerra e tanto altro.
Claudio Vercelli

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