The Demon Diaries

Nel corso degli anni Parov Stelar, all’anagrafe Marcus Füreder, ha meticolosamente campionato e remixato alcuni dei suoni più influenti dei tempi d’oro, portandoli a nuova vita. Il suo lavoro è diventato sinonimo di un certo stile, di un certo sound… il Parov Stelar. Unico, spesso copiato ma mai eguagliato. È stato il gentiluomo dell’elettro‐swing, il fratello nero e il fantasma della disco, ma ora, Parov Stelar è semplicemente se stesso. A tre anni dal suo ultimo album, arriva il sesto disco di Parov Stelar, “The Demon Diaries”. I demoni musicali non sono sempre così truci e malvagi come possono apparire in un primo momento. L’irrequietezza dell’artista è il motore scatenante di “The Demon Diaries”. Sebbene sia vista spesso come un’afflizione, qui agisce come catalizzatore per la creatività, come desiderio di andare avanti, più veloce e più in alto. Dove saremmo senza i nostri demoni interiori? Senza quel desiderio di superare i nostri limiti, di fare quel passo avanti là dove nessuno è stato prima? Ma dove c’è luce c’è anche l’oscurità, un concetto che Parov Stelar conosce molto bene. Promesse infrante, strade chiuse e notti insonni pieni di dubbi che offuscano la psiche. La linea tra edonismo e malinconia è spesso (troppo) sottile. Parov Stelar conduce i suoi ascoltatori in un viaggio nella notte, coprendoli con una calda coperta musicale per proteggerli dal forte vento, mentre i demoni rantolano alle finestre. I loro sforzi di entrare sono inutili, la musica è troppo potente e presto sorgerà il sole.