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Secondo Rosenberg la possibilità di realizzare un comportamento nonviolento risiede nella capacità di attivare l’empatia, che poi è il perno intorno alla quale ruota tutta l’opera. Essa è intesa come la capacità di entrare in connessione con l’altro, in contatto intimo con gli esseri umani, infatti l’eventualità di entrare in conflitto è giocata interamente sulla perdita di empatia. Occorre esercitare il pensiero e l’azione affinché l’empatia sia consolidata come comportamento stabile del nostro modo di relazionarci con gli altri, anche in situazione tragiche. Nella congiunzione tra il pensiero filosofico di Martin Buber, la pratica psicoterapeutica di Carl Rogers e l’etica della responsabilità, con particolare riferimento a Etty Hillesum, Rosenberg trova la via per superare la pratica clinica ed accedere ad una nuova forma di linguaggio che permette maggiormente di empatizzare e così formula la pratica della Comunicazione Non Violenta. Essa è basata sul principio che il linguaggio, e quindi la comunicazione, siano aspetti fondamentali delle relazioni interpersonali per far sì che l’uomo possa entrare in connessione con i suoi simili e adottare un diverso schema di vita che preveda anche la rinuncia alla difesa, al giudizio, alla reazione.
Da bambina pensavo che litigare fosse la cosa più brutta del mondo e soprattutto che ci fossero delle cose che non si potessero proprio dire, salvo rischiare di offendere o far arrabbiare le persone, con l'ulteriore funesta conseguenza di gravi conflitti o abbandoni. Per fortuna poi sono cresciuta, ho scoperto che litigare a volte fa anche bene e che anche i conflitti non hanno necessariamente conseguenze irreparabili. Eppure qualche ultima resistenza al pensare di poter dire proprio tutto mi era rimasta. Ecco invece a sciogliere anche gli ultimi dubbi questo libro di Rosemberg, che presenta il suo procedimento in quattro punti per comunicare con chiarezza, efficacia e, soprattutto, con empatia. È la comunicazione nonviolenta, cioè quello scambio tra esseri umani che suscita comprensione invece che ostilità; non significa essere necessariamente d'accordo, ma garantire il rispetto e la comprensione reciproca. Per attivarla occorre focalizzare la consapevolezza su quattro aree (osservazioni, sentimenti, bisogni, richieste) in modo da connetterci con noi stessi e con gli altri, manifestare una comprensione rispettosa per i messaggi che riceviamo e dire ciò che desideriamo senza suscitare ostilità. La procedura è semplice, è spiegata con molta chiarezza e quindi è di facile comprensione; il libro offre anche delle esercitazioni per iniziare a sperimentare questo nuovo modo di parlare e di ascoltare. Naturalmente occorre esercizio e determinazione per metterla in pratica nel quotidiano, non basta certo un libro. Tuttavia già dalla semplice lettura di "Le parole sono finestre" molti sono gli stimoli per autoosservarsi e per attivare quei piccoli cambiamenti che, miracolosamente, generano grandi trasformazioni. arkanisegnali
Un libro d'obbligo nel mondo di oggi. Finalmente un metodo di linguaggio che non è una ennesima "tecnica di comunicazione", ma che passo dopo passo suggerisce come cambiare il proprio modo di pensare, cambiare il proprio cuore, miglirando il rapporto con noi stessi e con gli altri
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