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La paura di Montalbano
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La paura di Montalbano - Andrea Camilleri - copertina
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paura di Montalbano

Descrizione


Tre racconti brevi e tre lunghi, quasi tre romanzi, compongono questo libro, ennesima testimonianza del talento di Andrea Camilleri nel costruire e narrare intrecci. Ma soprattutto ennesima prova della simpatia e umanità del suo eroe, il commissario Montalbano. Un personaggio capace di evolvere e crescere, avventura dopo avventura. Di diventare più saggio o più ribelle, più duro o più sensibile al dolore del mondo. Perché Montalbano è sì un poliziotto incorruttibile, ma prima di tutto è un uomo. Istintivo, non sempre ragionevole, capace di rimanere di "umore nivuro" un'intera giornata se c'è brutto tempo, o di sciogliersi in una "concentrazione da bramino indù" davanti a un piatto di triglie fritte. Un uomo su cui i fatti della vita non scivolano via. E che sa anche avere paura. Insomma, un uomo "normale". E proprio per questo così amato.
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Dettagli

2014
Tascabile
2 settembre 2014
302 p., Brossura
9788804645184
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Indice


Le prime frasi del romanzo:

Giorno di febbre

Appena arrisbigliatosi, decise di telefonare in commissariato per evvertire che quel giorno proprio non era cosa, non ce l'avrebbe fatta ad andare in ufficio, durante la nottata una botta d'influenza l'aveva assugliato e li vedi solo quando già ti hanno azzannato alla gola. Fece per susìrisi, ma si fermò a mezzo, le ossa gli dolevano, le giunture scricchiolavano, dovette ripigliare il movimento con quatèla, finalmente arrivò all'altezza del telefono, allungò il braccio e in quel preciso momento la suoneria squillò.
"Pronti, dottori? Parlo con lei di pirsona pirsonalmente? Mi arriconobbe? Catarella sono."
"Ti arriconobbi, Catarè. Che vuoi?"
"Nenti voglio, dottori."
"E allora perché mi chiami?"
"Ora vengo e mi spiego, dottori. Io di pirsona pirsonalmenti non voglio nenti da lei, ma c'è il dottori Augello che ci vorrebbe dire una cosa. Che faccio, ci lo passo o no?"
"Va bene, passamelo."
"Ristasse al parecchio che ci faccio parlari."
Passò mezzo minuto di silenzio assoluto. Montalbano venne scosso da un arrizzone di freddo. Malo signo. Si mise a fare voci dintra la cornetta.
"Pronto! Pronto! Siete morti tutti?"
"Mi scusasse, dottori, ma il dottori Augello non arrisponde al parecchio. Se porta pacienzia, ci vado io di persona pirsonalmente a chiamarlo nella sua cammara di lui."
A quel punto, intervenne la voce affannata di Augello.
"Scusami se ti disturbo, Salvo, ma..." "No, Mimì, non ti scuso" fece Montalbano. "Stavo per telefonarvi che oggi non me la sento di nèsciri da casa. Mi piglio un'aspirina e me ne vado nuovamente a caricarmi. Quindi te la sbrogli tu, quale che sia la facenna della quale volevi parlarmi. Ti saluto."
Riattaccò, restò tanticchia a pinsare se staccare il telefono, poi decise per il no. Andò in cucina, s'agluttì un'aspirina, ebbe un altro arrizzone di freddo, ci pinsò sopra, si agluttì una seconda pillola, si rimise a letto, pigliò in mano il libro che teneva sul comodino e che aveva principato la sera avanti a leggere con gusto, Un giorno dopo l'altro di Carlo Lucarelli, lo riapèrì e fin dalle prime righe si fece pirsuaso che la lettura non gli era possibile, si sentiva un cerchione di ferro torno torno alla testa e gli occhi gli facevano pupi pupi.
"Vuoi vedere che mi sta acchianando la febbre?" si spiò. Poggiò il palmo della mano sulla fronte, ma non arruscì a capire se era càvuda o no, del resto non l'aveva mai capito, quello era un gesto solo simbolico che però, inspiegabilmente, faceva sempre. L'unica era mettersi il termometro. Si susì a mezzo, riaprì il cascione del comodino, rovistò. Naturalmente il termometro non c'era. Dove l'aveva messo? E quando era stata l'ultima volta si era misurato la febbre? A occhio e croce, doveva essere capitato a dicembre dell'anno passato, che per lui era il mese più periglioso e non quell'altro che diceva il poeta... Quale mese per Eliot era il più crudele? Si, ora se l'arricordava, aprile è il più crudele dei mesi... O era marzo? Ma comunque, a parte le divagazioni poetiche, dove minchia era andato ad ammucciarsi il termometro? Si susì, andò nell'altra cammara, taliò in ogni cascione, nelle librerie, in ogni pirtuso. Da darré una pila di libri in equilibrio precario sopra un tavolinetto traballero spuntò fora una sua fotografia con Livia. La taliò, non arriscendo a ricordare dove se l'erano fatta. Da com'erano vistuti, doveva essere estate. In secondo piano si vedeva la sagoma di un omo in divisa, ma non pareva cosa di militare, doveva trattarsi di un portiere d'albergo. O di un capostazione? Lasciò perdere la foto e ripigliò a cercare.

Valutazioni e recensioni

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archipic
Recensioni: 4/5

A me è piaciuta questa raccolta di Montalbano; ben condensati tutti i racconti e quelli lunghi, in particolare, con storie molto belle. Lettura consigliata per gli amanti del Commissario vigatese.

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Carlo
Recensioni: 4/5

Bel libro, pur se difficoltoso in parte per chi siciliano non è. Non dico che ho fatto fatica a leggerlo, ma certamente qualche frase devo rileggerla....ma sempre con piacere e con divertimento.

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Alessandro
Recensioni: 3/5

Raccolta di racconti carini e scorrevoli che hanno come protagonista il commissario Montalbano

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La recensione di IBS


"Era vero, Livia aveva ragione. Lui aveva paura, si scantava di calarsi negli 'abissi dell'animo umano', come diceva quell'imbecille di Matteo Castellini. Aveva scanto perché sapeva benissimo che, raggiunto il fondo di uno qualsiasi di questi strapiombi, ci avrebbe immancabilmente trovato uno specchio. Che rifletteva la sua faccia."

Come si misura la notorietà di uno scrittore? Se una persona, seduta casualmente accanto a te su di un mezzo pubblico, sbirciando la pagina di un libro che stai leggendo, non solo riconosce immediatamente l'autore, ma anche che le poche frasi lette appartengono a un'opera nuova, allora di certo quello scrittore è famoso. È quello che è capitato a chi scrive nei giorni scorsi ed è stato un chiaro segnale che Camilleri rappresenta uno dei rari esempi di popolarità unita a qualità, di autore che potremmo definire, con dizione ormai desueta, "nazionalpopolare" pur essendo profondamente radicato, per tematiche e linguaggio, nella propria regione. Se le aspettative dei lettori sono alte e, non appena terminata la lettura di un suo libro, si pongono immediatamente in attesa di un successivo, questa ultima raccolta di racconti non li deluderà di certo. Piuttosto li entusiasmerà per quella prodigiosa vena di narratore che Camilleri continua ad avere, per la maggiore chiarezza del linguaggio rispetto all'ultima prova, per un'evoluzione del protagonista che, pur nella sua peculiarità, rivela aspetti nuovi della sua personalità, infine per una più evidente vena civile che senza cadere nel didascalico o nel predicatorio, induce alla riflessione.

Montalbano ha ormai, per molti lettori, il viso di Zingaretti, ma la cosa non disturba affatto, anzi rende ancora più vivo un personaggio che già dalla pagina scritta, emerge con forza teatrale e che, in quest'ultimo libro, mostra in modo aperto i limiti di carattere (l'irritabilità e l'abitudine di scaricare su chi lo circonda il nervosismo), ma anche l'umanità profonda, lo spirito di solidarietà per le vittime o per chi (come il maresciallo Verruso) confida nella riservatezza e nella collaborazione generosa di un "quasi" avversario.

Fa parte del personaggio anche il farsi turbare da qualche presenza femminile, ma non è solo la bellezza di una donna che fa vibrare il commissario, è la sua pulizia interiore, il coraggio, la dignità e, in questo, esce da ogni stereotipo, anche perché c'è sempre una specie di pudore nel riconoscere l'effetto che una donna provoca in lui e qualche senso di colpa nei confronti della lontana fidanzata Livia, così ben accennato dallo scrittore nella telefonata dolcissima che fa fare a Montalbano, toccato dal fascino discreto di Caterina.

La conoscenza che Camilleri ha del suo personaggio gli consente quella naturalezza amicale nel trattarlo che è possibile ritrovare solo in Simenon, così come allo scrittore belga fa pensare l'antieroismo, il rifiuto per la retorica e la capacità di fondere il quotidiano malessere con l'azione straordinaria.

Le indagini, pur non togliendo nulla alla tensione narrativa e alla giusta suspence, rivelano aspetti sociologici e devianza diffusa, penetrazione della mafia nella realtà politica ed economica siciliana e invitano, implicitamente, i lettori a non dimenticare mai la pericolosità e la tentacolare arroganza di questa piaga italiana. Non manca però la pietà: pietà per la povertà, per l'ignoranza, per la fragilità umana, per i pensieri delittuosi che anche le persone per bene, talvolta, possono avere, pietà per le vittime di un sistema ingiusto che emargina i diversi o, peggio ancora, li usa come strumenti inconsapevoli. Così anche Catarella, l'ingenuo e devoto poliziotto, in alcuni racconti, è meno macchietta ed è più uomo: forse esprime un'umanità meno intelligente e colta, ma la sua affidabilità e la sua generosità mostrano come queste doti, oggi troppo rare, siano da rivalutare e come Camilleri, dall'alto della sua esperienza umana oltre che intellettuale, inizi a provare insofferenza per una cultura fine a se stessa e per un mondo che premia solo i più furbi.

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

Andrea Camilleri

1925, Porto Empedocle (Agrigento)

Nato a Porto Empedocle (Agrigento), Andrea Camilleri ha vissuto per anni a Roma.  Dal 1939 al 1943, dopo un periodo in un collegio da cui viene espulso, studia ad Agrigento al Liceo Classico Empedocle dove ottiene la maturità classica senza dover sostenere l’esame a causa dell’imminente sbarco degli alleati in Sicilia. A giugno inizia, come ricorda lo scrittore, "una sorta di mezzo periplo della Sicilia a piedi o su camion tedeschi e italiani sotto un continuo mitragliamento per cui bisognava gettarsi a terra, sporcarsi di polvere di sangue, di paura".  S’iscrive all’Università (Facoltà di lettere) ma non si laureerà mai. Si iscrive anche al Partito Comunista.Inizia a pubblicare racconti e poesie e vince il Premio...

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