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Il PCI e lo stalinismo. Un dibattito del 1961. Con CD Audio - copertina
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Descrizione


Il volume raccoglie i verbali, integrali e inediti, di due importanti riunioni degli organismi dirigenti del Pci: il Comitato centrale (novembre 1961), imperniato sugli esiti del XXII congresso del Pcus a cui aveva partecipato, a Mosca, lo stesso Togliatti e la Direzione convocata successivamente (dicembre 1961) per discutere le divergenze che si erano manifestate nel precedente dibattito. Lo scontro che si verificò al Comitato centrale (e che fu così acuto da consigliare allo stesso Togliatti di non rendere pubbliche le sue conclusioni) proseguì, in termini ugualmente espliciti, nella riunione della Direzione. L'importanza di questa documentazione è data dal fatto che si tratta della prima e unica occasione nella quale il problema dello stalinismo e del rapporto con l'Unione Sovietica viene affrontato con chiarezza in termini aspramente critici e autocritici, nel quadro di un'analisi che registra gravi divergenze e provoca polemiche acute, nelle quali, oltre allo stesso Togliatti, sono coinvolti dirigenti come Amendola, Ingrao, Pajetta, Napolitano. Il CD Audio allegato contiene gli interventi del Comitato centrale del 10-11 novembre 1961.
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Dettagli

2007
18 maggio 2007
XXXVIII-352 p., Brossura
9788835959748

Voce della critica

Lo stalinismo del Pci è uno dei temi più ricorrenti nella lotta politica e nella propaganda mediatica. Questo libro, che raccoglie gli interventi al Comitato centrale del Pci del 10-11 novembre 1961 e alla successiva riunione di direzione, ha sottratto tale tema all'uso politico della storia, restituendolo al suo contesto, grazie anche al documento sonoro che mette in luce "il clima, la tensione, il nervosismo di un dibattito che nessun resoconto stenografico avrebbe potuto rendere così efficacemente" e rappresenta "una fonte che non poteva continuare ad essere ignorata dagli storici".
Al principio degli anni sessanta il Partito comunista attraversava del resto una crisi latente, soprattutto perché il parziale rinnovamento avviato all'indomani dell'VIII congresso si era arenato sull'altare dell'internazionalismo proletario e sulla difficoltà di uscire dall'isolamento indicando una prospettiva politica adeguata alla realtà dell'Italia del boom economico e del nascente centrosinistra. Il XXII congresso del Pcus, con le nuove rivelazioni di Chruščëv sui crimini dello stalinismo, ebbe poi un'eco immediata sia al vertice sia alla base del Pci. Diveniva assai difficile per Togliatti ridimensionarne la portata e porre – come fece nel suo rapporto – l'accento soprattutto sulle conquiste economiche dell'Urss, nella quale era "scomparsa sostanzialmente la contrapposizione delle classi" e ci si accingeva a superare la produzione degli Stati Uniti. Sebbene egli fosse "pronto allo scontro", non poteva prevedere la radicalità delle critiche di gran parte del gruppo dirigente, che investivano, ancora più che in passato, la sua stessa leadership. Nel suo intervento al Comitato centrale, Amendola salutò la "rottura della fittizia unanimità del movimento comunista internazionale" imposta dall'Urss nel 1957 e nel 1960 e sollecitò la ripresa dell'indagine storica sullo stalinismo, nel solco del XX congresso del Pcus. Ne discendeva l'esigenza di una democrazia interna che, se non avrebbe messo in discussione il centralismo democratico, rendeva legittime la lotta politica e la "pubblicità dei dissensi". Vi fu anche chi, come Giuseppe D'Alema, considerava essenziale "la lotta contro la doppiezza", definita "la manifestazione italiana di una situazione generale del movimento operaio internazionale". Ma nell'intervento di Amendola, come in quelli di Garavini, Reichlin, Barca, Occhetto, il problema dell'autonomia internazionale del Pci implicava un nuovo rapporto tra partito e masse, tra "struttura" e "sovrastruttura" ed era inscindibile dal compito decisivo di elaborare una strategia di "avanzata verso il socialismo nei paesi dell'Occidente capitalistico europeo".
Le conclusioni di Togliatti, già pubblicate da Martinelli, furono assai aspre e dominate da un intento difensivo. Ciò nonostante, il rinnovamento ideale e politico riprese slancio, riportando il Pci al centro della scena italiana e internazionale. Anche se ciò avvenne "sotto la spinta di un congresso del Pcus", a conferma dell'irrisolto legame con l'Urss, quel dibattito conferma come il Pci fosse, per usare le parole di Ermanno Rea, "nello stesso tempo straordinario e meschino, geniale e stupido, creativo e burocratico, totalitario e assetato di pluralismo". Marco Galeazzi

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