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Mi ha ricordato un po' i racconti della Parrella; se là era Napoli e la sua periferia e degradazione, qua è Roma e la sua periferia e degradazione. I personaggi sono ben delineati, con tratti surreali e grotteschi che non stonano troppo. La scrittura a periodi brevi si fa leggere facilmente. Forse l'autrice avrebbe potuto variare un po' la tematica senza insistere troppo sulla malattia di queste donne e i loro tratti di sottile follia. In ogni caso mi ha fatto venire voglia di leggere altre sue opere.
Ottimo stile di scrittura, anche se secondo me c'è un'uso eccessivo di periodi brevi (creare tensione va bene per un po', ma alla lunga stanca...). Il problema vero, però, è nella sostanza. Le protagoniste, afflitte da una serie di sventure concatenate al limite dell'inverosimile, non tentano di reagire, non hanno lati positivi da opporvi. Anzi, odiano il mondo e quasi tutti coloro che hanno intorno. Su queste premesse si sviluppano le storie, incentrate sulle ossessioni (con spiccate tendenze autolesioniste, quasi horror) di questi personaggi. Manca uno sviluppo più equilibrato dei personaggi, insomma, e così queste donne finiscono per sembrare solo delle povere pazze da rinchiudere. E i lettori di solito non sono interessati alla psichiatria pura...
mah, impalpabili non direi. invece attraverso i racconti resiste una violenta e cocciuta gioia, rozza e incolta, che, nonostante la sfiga generale, passa sopra tutto come attila. notevole.
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