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Dal giornale "La Voce del Popolo dell'Istria e Quarnaro" sulla presentazione di "Pene e Speranze" nel teatrino delle Comunità degli Italiani di Parenzo (Croazia), 11 maggio 2010. Nel suo romanzo d'esordio, l'autore ha descritto com'era e viveva la cittadina di Parenzo un secolo fa, arricchendo il tutto con delle parentesi storiche sulla Grande Guerra, le rappresaglie fasciste, gli attentati, le oppressioni del regime, attraverso le vicissitudini di due famiglie parentine dal primo Novecento al 1940. In quest'epoca travagliata, i protagonisti della saga affrontano i momenti più bui della loro vita in un incantevole paesaggio istriano mentre la figlia del capostipite, la quale fin da giovane ha sognato un futuro migliore nella grande città di Trieste, dove riuscirà finalmente a trasferirsi nel 1938, ascolterà dall'autoparlante della casa del fascio rionale, dopo soli due anni, attraverso la voce tonante e trionfalistica del capo di governo, la dichiarazione di guerra contro l'Occidente, che porterà l'Italia, insieme ai suoi alleati della Germania nazista e del Giappone imperialista, alla catastrofe. Non mancano descrizioni dei mestieri di allora, la vita dei contadini e dei pescatori, le feste, poche rispetto alle tribolazioni del popolo, insomma, molte pene e poche speranze.
Dall'articolo del giornale di Trieste "Il Piccolo", 23 dicembre 1994, sulla presentazione del romanzo "Pene e speranze" di Riccardo Parladori al Teatro Miela. Nel presentare il libro dell'autore, triestino, non più giovane, già dirigente storico del sindacato, l'Assessore alla Cultura del Comune di Trieste, prof. Roberto Damiani, che aveva esaminato nel 1992 il dattiloscritto per conto di una casa editrice, rileggendolo, ricordò di aver ritrovato il solco lasciato allora, segno che l'orma era profonda e lo spessore letterario consistente. Ritenendo Parladori uno scrittore di vaglia, abile affabulatore, ha apprezzato la scelta dell'Editore Campanotto di aver portato alla luce la saga familiare di due generazioni, fedele spaccato di un'epoca cruciale (1900-1940) per le nostre terre, in cui rivivono aspirazioni, ambizioni, travagli e delusioni fra l'Istra e Trieste. Infatti, la fine della Prima Guerra Mondiale non coincide con le aspettative della vigilia: dopo pochi anni il fascismo e infine la dichiarazione di guerra di Mussolini, firmata dal re, contro le potenze democratiche occidentali. Tra gli intervenuti, il segretario della CGIL, Bruno Zvech, ne ha sottolineato l'attenta valutazione dei temi del lavoro contenuta mentre la ricercatrice dell'Istituto Regionale della CGIL Luisa Crismani ha rilevato le analogie descrittive tra le pagine di Parladori e i dipinti di Segantini, aggiungendo che al volume si deve attribuire anche il merito di contenere termini tecnici specifici e modi di dire legati all'attività manuale che rischiano purtroppo di essere dimenticati.
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