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Bruno Leoni (1913-1967) non è solo un teorico dello stato minimo e dell'ordine spontaneo, la cui opera confina con il cosiddetto anarcocapitalismo. Nel corso della sua carriera di studioso, infatti, ha anche scritto numerosi saggi di storia del pensiero politico. Una circostanza che non parrà singolare se si pone mente al fatto che Leoni apparteneva alla scuola di filosofia del diritto fondata da Gioele Solari. A parere di Solari, infatti, la discussione sui fondamenti della norma non poteva prescindere dal confronto con i grandi autori politici. Peraltro, nelle vesti di storico delle idee politiche, Leoni, pur mantenendo un'impostazione coerente con le premesse di un individualismo metodologico empirico e non razionalista proprie dell'Illuminismo anglosassone, dà prova di saper maneggiare il senso delle sfumature che è un bagaglio indispensabile per chi si volga studiare il passato. Esemplari, a tal proposito, risultano i saggi dedicati a Benedetto Croce e a Luigi Einaudi. In essi, al di là di un diverso approccio al tema della libertà, Leoni dimostra di saper cogliere con finezza le varie circostanze storiche nelle quali la riflessione di questi autori andò a svilupparsi. L'idea di riunire questi scritti sparsi in un volume non è affatto peregrina. Certo, la raccolta è formata da capitoli diseguali, con brevi interventi giornalistici accanto a corposi saggi che sfiorano le duecento pagine. Tuttavia, la coerenza dell'insieme è ampiamente percepibile. Il libro potrà avere una duplice destinazione, come documento dell'attività intellettuale a largo raggio di Leoni, ma anche come manuale universitario. Perciò il titolo non è sovradimensionato, ma rispecchia in modo soddisfacente il contenuto del volume.
Maurizio Griffo
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