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Il pensionato. Con un finale di Urs Widmer - Friedrich Dürrenmatt - copertina
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Descrizione


Il commissario Höchstettler si avvia al pensionamento dopo una modesta carriera nella polizia cantonale di Berna. Scettico e ingenuo, simpatico quanto ostinato, Höchstettler decide, negli ultimi giorni di lavoro, di infrangere il grigiore della sua esistenza: visiterà gli autori di delitti rimasti impuniti, farà di tutto per metterli in difficoltà trattenendosi però dalla tentazione di arrestarli anche quando i loro crimini saranno svelati. Arriverà persino a partecipare a una rapina organizzata da una coppia di criminali incalliti. Che cosa è successo al nostro eroe? Ha intrapreso la via dello scandalo per il solo gusto di capovolgere le convenzioni? Tutt'altro. Höchstettler ha capito che la giustizia non coincide affatto con il rispetto delle leggi e con le regole imposte dai commissariati e dalle prefetture. D'ora in poi sarà piuttosto la pietà umana a ispirare le sue azioni; la solidarietà e la compassione trionferanno sulla giustizia voluta dai legislatori. Romanzo incompiuto, "Il pensionato" rivela pienamente tutta la forza morale della scrittura di Dürrenmatt. Humour, intrigo poliziesco, riflessione sulla natura umana e sulle convenzioni sociali: ecco gli ingredienti. Postfazione di Peter Rüedi.
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Dettagli

2010
2 dicembre 2010
128 p.
9788877135223
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Indice


Le prime frasi del romanzo:

I.

Il 30 novembre, ultimo giorno di servizio, il commissario Höchstettler della polizia cantonale di Berna non si presentò al suo ufficio sul Ringhof.
Höchstettler, in realtà, non era commissario, ma capitano di polizia, anzi sarebbe diventato addirittura comandante, se le cose fossero andate nel modo giusto, ma poiché le cose erano andate secondo giustizia, era rimasto capitano, dunque si era autodegradato, e si dichiarava ostinatamente commissario.
Ma senza rancore, poiché era scettico nei confronti del proprio lavoro e privo di quell'ambizione che caratterizza alcuni servitori dello stato. Inoltre era preparato al fallimento. La sua carriera si arenava sempre allo stesso punto: la leva dello scambio che avrebbe dovuto avviarlo nella stazione terminale di un posto di comandante non fu mai azionata, né fu mai possibile azionarla.
La prima volta fu alla fine degli anni Cinquanta. Il comandante, dottor Lucius Lutz, lo chiamò nel suo ufficio. "Perdio", disse, "domani io me ne vado finalmente in pensione, tutto il cantone festeggia. Lei è giurista come me, l'industria comincia ad andare a gonfie vele, tutti si scapicollano per lasciare il buon papà stato, e Lei potrebbe diventare il più giovane comandante di polizia cantonale di tutti i tempi. Ma il Suo carattere! C'è da diventar matti! Lei di solito sta zitto, ma quando parla dice delle sciocchezze. Mi ascolti: al Consigliere federale Kobelt, al nostro onestissimo Kobelt, Lei, disgraziato, ha raccontato di essere entrato nella polizia perché la polizia è necessaria, mentre l'esercito è superfluo, soprattutto nei piccoli stati, che comunque hanno la proprietà di ritornare sempre a galla. Stia zitto! Come se Hitler avesse avuto paura della nostra polizia. Quella semmai faceva paura agli immigrati. Ma Hilter ha tremato davanti alle nostre truppe, questo è ciò che bene o male deve credere ogni buon cittadino svizzero, e soprattutto deve crederlo il capo del dipartimento militare, altrimenti il patriottismo va in malora, anche se sarebbe sciocco credere una cosa simile. E al nostro Consigliere federale Von Steiger, cosa gli va a raccontare? - già non è dei più intelligenti. E Lei gli va a dire che non sono i criminali politici a meritare la galera, ma i criminali di stato! Höchstettler! Lei ha proprio perso la testa. Maledizione, in vece Sua ho dovuto proporre Schlaginhaufen come mio successore, quel perfetto imbecille. E ancora una cosa", disse Lutz concludendo il suo discorso di commiato, "i suoi due divorzi! Höchstettler, anch'io sono divorziato. La natura è quel che è. Lo so, le donne sono la debolezza dell'eroe, e noi siamo tutti eroi, ma io ho dovuto pagarne lo scotto, questo è certo. È un miracolo che non mi abbiano costretto alla pensione anticipata. E non ne è valsa la pena. La donna è donna. Ma una volta non è due, e Lei ha già divorziato due volte, e ora mi sta consumando la terza moglie. E per quanto riguarda la Sua carriera, se non si modera, avrà tempo di pentirsi amaramente di averle consumate così, le donne, Höchstettler. Ne pagherà lo scotto".

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Fabrizio
Recensioni: 4/5

Un frammento, un libro incompiuto di un genio stanco che cercava di riprendere i fasti del giallo. IN sè quetso frammento è molto bello, alcuni passaggi sublimi. Lontano da La Promessa ma lontano anni luce dal giallo di basso livello di oggi. Da consigliare se amate questo autore e volete leggere tutte le sue opere.

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Voce della critica

Lasciato incompiuto alla morte dell'autore nel 1995, Il pensionato di Friedrich Dürrenmatt viene presentato da Casagrande in una eccellente traduzione, nella versione completata da Urs Widmer, e con una postfazione di Peter Ruedi. Il romanzo utilizza la struttura del poliziesco per proporre una lunga meditazione sui temi della giustizia e della legge, sulle scelte individuali e sugli effetti, a grande e a piccola scala, di tali scelte. Il prepensionamento del commissario Hochstettler, potrebbe insinuare una vena umoristica nella narrazione: socialmente discusso, pluridivorziato e inviso ai superiori, con la tendenza a dire le cose sbagliate alle persone sbagliate, sopravvissuto a una carriera monotona e priva di promozioni o onori, Hochstettler diventerebbe facilmente una macchietta se la sua storia non fosse il frutto di scelte meditate, di una moralità espressa attraverso una rinuncia alle convenzioni burocratiche e politiche della carriera, dell'accettabilità. Nell'imminenza della pensione, Hochstettler si avvia nell'inverno bernese per tirare le ultime somme, risolvere gli ultimi misteri. Il lavoro svolto da Widmer nel completamento del testo di Dürrenmatt è più che soddisfacente, e l'apparato metatestuale – che include un capitolo alternativo – permette al lettore di affrontare il testo non solo come opera narrativa, ma anche come occasione per esplorare i meccanismi della scrittura di un maestro. La prosa tersa, la caratterizzazione minimalista ma precisa e la generale lievità del testo fanno di questo esile volume un'esperienza al contempo piacevole e illuminante. Davide Mana

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La recensione di IBS


"Siamo commedianti, Ellenberger, commedianti. L'unica differenza tra noi è che tu giudichi secondo la legge e io dovrei agire secondo la legge. Dovrei."

Uno scrittore come Dürrenmatt non lascia mai delusi. Disgregatore del genere giallo, irriverente nella morale e dissacratorio nel presentare il perbenismo della borghesia dei suoi tempi, in quest'opera, il cui progetto data 1969, Dürrenmatt affronta il tema della giustizia.

Protagonista è un commissario di polizia (anzi un capitano, ma lui stesso si è "autodegradato" a semplice commissario), Höchstettler, nel suo ultimo giorno di servizio e nel suo primo giorno da pensionato. La carriera nella polizia era stata compromessa dalla cattiva abitudine di sposarsi e di divorziare: al momento del pensionamento era arrivato infatti al settimo matrimonio. Nella cultura dominante questa "debolezza" appariva particolarmente grave e il perbenismo, diffuso nella compunta Svizzera contemporanea, avrebbe preferito che, invece di sposarsi, Höchstettler avesse delle amanti, magari anche in numero superiore alle sue effettive mogli, ma così avrebbe evitato di suscitare pubblico scandalo. Il perché di tante unioni e di tanti fallimenti ci viene chiarito dallo stesso protagonista: dopo alcuni mesi di passione e di attenzione, la sua distrazione, i suoi silenzi, la sua indifferenza, allontanavano in modo irrecuperabile le donne che avrebbero preteso almeno un po' di attenzione e di affetto.

L'interesse che il romanzo suscita non nasce dalle vicende sentimentali del suo protagonista quanto dalla tesi di fondo: la giustizia vera non sempre si identifica con quella voluta dai legislatori, le regole, le norme che i commissariati e le prefetture impongono talvolta si scontrano con un autentico spirito di giustizia. Da tempo Höchstettler aveva compiuto delle scelte personali e si era preso delle libertà interpretative che non coincidevano con la rigidità dei suoi superiori e, talvolta, anche con le leggi stesse. Ad esempio alcune infrazioni alle norme, alcuni furti, o comportamenti abitualmente considerati criminosi, anche se scoperti e ben identificati nel loro autore, erano stati da lui lasciati volutamente impuniti. E quali sono le prime azioni che compie non appena entrato nella categoria dei pensionati? Va a visitare alcuni personaggi (rapidamente ma molto efficacemente tratteggiati da Dürrenmatt) della piccola malavita che aveva scelto di non punire. Anzi, partecipa addirittura ad un furto, dando consigli e soprattutto giudizi sull'abilità di ladri, anzi sulla carente professionalità, dei suoi momentanei complici. La fine del libro è particolarmente interessante: ogni potente ha qualcosa che è meglio non far pubblicamente sapere e nessuno deve ergersi a giudice delle altrui debolezze. La vita privata inoltre è un ambito estremamente delicato, Höchstettler stesso aveva patito, a causa dei suoi innumerevoli divorzi, un blocco di carriera e ora, di fronte all'omosessualità di una o alle innumerevoli relazioni della figlia adolescente dell'altra autorità, si oppone all'uso in funzione politica di queste rivelazioni.

Chiara è l'attualità delle tematiche del libro, sia per quanto riguarda il problema della legge che per l'uso pubblico che viene troppo spesso fatto della vita privata dei politici. L'ironia con cui queste problematiche vengono trattate permette al lettore riflessioni spontanee e immediate, mai frenate dalla pesantezza o dalla supponenza di tanti maître à penser contemporanei.

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

Friedrich Dürrenmatt

1921, Konolfingen (Berna)

Scrittore svizzero tedesco. Dopo un'infanzia travagliata durante la quale ebbe già problemi di alcol, si diplomò e studiò filosofia e lingue germaniche a Zurigo e a Berna. Iniziò a scrivere dopo la Seconda guerra mondiale, ispirato dalla lettura di Lessing, Kafka e Brecht, cimentandosi nella scrittura di racconti brevi e pezzi teatrali. Le sue prime opere abbondano di elementi macabri; e spesso trattano di omicidi, torture e morte.Si affermò nell'ambito teatrale, facendosi una fama di autore polemico, paradossale e iconoclasta. La sua cifra stilistica si attestò in seguito sul registro di un anticonformismo sarcastico, capace di avvalersi anche degli strumenti del grottesco. Col connazionale Max Frisch, Dürrenmatt è stato protagonista del...

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