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Testimonianza della giornata di studi dedicata alla memoria di Giuseppe Billanovich nel 2002, questo libro (edito sotto gli auspici dell'Istituto nazionale di studi sul Rinascimento) forma un opportuno complemento ai due tomi di Itinera, Vicende di libri e di testi (Storia e Letteratura, 2004) che hanno raccolto gli articoli dello studioso. I contributi mettono i luce i diversi ambiti dell'attività scientifica di Billanovich: al primo posto, ovviamente, troviamo la storia della tradizione dei testi, sviluppata con competenze larghe, che comprendono paleografia e storia delle biblioteche, archivistica e diplomatica, ma anche storia politica e arte figurativa: ogni codice è pensato come struttura organica, di cui si devono ricostruire i legami interni e quelli con la cultura contemporanea. Un metodo così coerente e rigoroso si applica innanzitutto a Petrarca e all'Umanesimo come indispensabile punto di congiunzione fra classici e moderni, ma anche a zone di ricerca diverse, che altri colleghi dell'autore scomparso illuminano in sintesi: Teofilo Folengo e la cultura monastica, la filologia medioevale, Agostino, Ambrogio e la patristica. L'intreccio di questi filoni e l'impostazione interdisciplinare dell'attività anche organizzativa e didattica di Billanovich consigliano dunque di interpretare in modo sfumato la sua famosa frase sulla conversione (a Friburgo) "da mediocre studioso di letteratura italiana a convinto ricercatore di filologia medioevale e umanistica". Non a caso uno dei contributi più vivaci del volume è dedicato alla collaborazione del grande filologo (fin dal 1948) con il Warburg Institute londinese: indizio di una sintonia che proprio nell'incrocio fra discipline e nella passione per gli antichi testi trova la sua ragion d'essere. Rinaldo Rinaldi
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