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Perché non sono cristiano - Bertrand Russell - copertina
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Perché non sono cristiano

Descrizione


"Il cristianesimo pervade la società occidentale da così tanto tempo, e in maniera così invasiva, che le opinioni su di esso e sul suo ruolo ricoprono l'intero spettro delle possibilità: dalla constatazione di Sören Kierkegaard che 'non possiamo essere cristiani', per l'impossibilità di vivere un autentico rapporto personale con Gesù, all'affermazione di Benedetto Croce che 'non possiamo non dirci cristiani', per il ruolo che la fede e la Chiesa hanno avuto nella formazione della nostra cultura, al pronunciamento di Marcello Pera che 'dobbiamo dirci cristiani', perché la laicità e la democrazia non sarebbero (state) possibili al di fuori della tradizione evangelica. Evidentemente, e nonostante le loro differenze reciproche, gli esistenzialisti, gli idealisti e gli apostati hanno almeno un aspetto in comune: la mania di elevare le proprie opinioni personali al rango di verità universali. I logici sono più modesti, come dimostra fin dal titolo "Perché non sono cristiano" di Bertrand Russell: una memorabile raccolta di una dozzina di saggi scritti tra il 1925 e il 1954 (a parte una curiosità filosofica del 1899), in cui egli dice la sua su tutti gli aspetti della religione in generale, e del cristianesimo in particolare. (...)" (dall'introduzione di Piergiorgio Odifreddi)
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Dettagli

2
2006
9 marzo 2006
226 p., Rilegato
9788830423480

Valutazioni e recensioni

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Pierfrancesco C.
Recensioni: 5/5

Sebbene i vari capitoli, come aveva osservato il professor Odifreddi, siano molto diversi (e spesso slegati) l’uno dall’altro, “Perché non sono cristiano” è un libro accattivante. Molto divertenti il dialogo fra Russell e padre Copleston e l’appendice di Paul Edwards. Riporto qui alcune frasi dell’autore: 1) E’ lusinghiero supporre che l’universo sia regolato da un Essere che ha i nostri stessi gusti e pregiudizi. 2) La via retta è quella ispirata dall’amore e guidata dalla conoscenza. 3) Anche se le finestre spalancate della scienza al primo momento ci fanno rabbrividire, abituati come siamo al confortevole tepore casalingo dei miti tradizionali, alla fine l’aria fresca ci rinvigorirà. 4) Il mondo non ha bisogno di dogmi, ha bisogno di libera ricerca.

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rainbow
Recensioni: 4/5

E’ filosofia, e a me la filosofia non piace. Ma è una raccolta di scritti chiari, che ti fanno voler bene a questo grande uomo eclettico e scomodissimo. Condivido in pieno le sue posizioni , ma questo è secondario, e apprezzo soprattutto come riesca, a fronte di argomenti tanto elevati, a portare spesso la discussione sul piano pratico e quotidiano.

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Recensioni: 3/5

In uno degli articoli Russell riprende i tradizionali argomenti a sostegno dell'esistenza di Dio e li smonta uno per uno, in maniera molto pacata e lucida, come è tipico del suo stile. Se qualcuno, infatti, cercasse nelle parole di Bertrand Russell la benzina per incendiare la sua furia teoclastica non troverebbe granché: Russell non è Nietzsche, non scrive con animo gonfio di passione, ma è molto britannico nel suo ragionare. Si ha sempre l'impressione di avere a che fare con uno spirito fermo nella sua condanna del cristianesimo, ma mai inutilmente esacerbato. In realtà io mi sono lasciato da tempo alle spalle qualsiasi discussione sull'esistenza di Dio: non credo che esista, non regolo la mia vita su un concetto elaborato dalla mente umana e, al limite, mi stupisco che ci sia gente che creda a quelle che, per me, sono vere e proprie assurdità. Ma riconosco a ciascuno la libertà di credere in ciò che vuole e di aggrapparsi a qualsiasi consolazione ritenga necessaria per sopravvivere. La parte, invece, che trovo più interessante dei vari capitoli del testo di Russell è quella politica, che analizza gli effetti della religione sulla vita sociale e sull'etica, quando questa si fonda, con pretesa universalistica, su una religione che si suppone (e si impone) condivisa dagli appartenenti a un certo corpo sociale. La "fede" di alcuni, quando si pretende valida per tutti, genera inevitabilmente potere e crea strutture di potere: "Non appena le asserzioni di una determinata persona - scrive Russell - divengono verità assolute, c'è tutta una schiera di esperti che, infallibilmente, diventano potenti perché dicono di possedere la chiave della verità, e, come tutte le caste privilegiate, sfruttano il potere a proprio vantaggio. Siccome, poi, il loro compito è la diffusione della verità immutabile e assoluta, diventano necessariamente contrari a qualsiasi progresso intellettuale e morale".

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Bertrand Russell

1872, Trellech

Filosofo, logico, matematico, attivista e saggista gallese.Bertrand Russelle è stato anche un autorevolissimo esponente del movimento pacifista, oltre che un divulgatore della filosofia. In molti, soprattutto nella seconda metà del novecento, hanno guardato a Russell come a un laico profeta della vita creativa e alfiere delle virtù della ragione; al tempo stesso la sua posizione su molte questioni fu oggetto di controversie e discussioni.Laureato in filosofia a Cambridge, fu lettore presso la stessa università dal 1910 al 1916, finché fu rimosso dall’incarico per aver preso posizione pubblicamente, durante la guerra, sula coscrizione obbligatoria, alla quale era contrario. Per le medesime ragioni dovette affrontare sei mesi di carcere nel 1918....

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