L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Fatta eccezione per la sola fase aurorale, quando il movimento punk pareva caratterizzarsi per atteggiamenti cinici, nichilisti, asociali e settari, è certamente vero che poi esso non ha mai negato una propria connotazione politica. Questa matrice può anzi esserne considerata un elemento costitutivo, quasi ontologico. Non stupisce, quindi, come al suo interno si sia sviluppata una corrente, denominata queercore (o homocore), interessata alla difesa delle istanze della comunità LGBTQIA+ e che, supportata da una fitta rete di fanzine e ancorata all'etica DIY, ha in gruppi come Pansy Division e God Is My Co-Pilot le sue punte di diamante. Più o meno nello stesso periodo si sviluppò anche il foxcore, un genere musicale identificativo di una miriade di band composte da musiciste (le c.d. riot grrrls) che eseguivano punk rock o rock duro e i cui testi risultavano imperniati su tematiche femministe (third-wave feminism) o comunque su motivi attinenti alla vita femminile (trattati con spirito polemico e provocatorio). Bikini Kill, L7, Babes In Toyland, Bratmobile, Mecca Normal, Calamity Jane, Stone Fox i nomi dei gruppi maggiormente rappresentativi. Dall’intersezione fra queste due tendenze si sviluppò infine una corrente definita “lesbionic”, localizzata in alcuni centri della West Coast (Olympia, San Francisco, Portland, Seattle), autoprodotta attraverso etichette indie e incarnata da gruppi quali: Sleater-Kinney, Tribe 8, Fifth Column, Third Sex, Cadallaca, Butchies e, soprattutto, Team Dresch. «Personal Best» (1995) è il loro album d’esordio, il manifesto del movimento e, al contempo, un disco stupendo, che sancisce in maniera definitiva come coscienza di sé e fare ottima musica costituiscano atti eminentemente politici. Liriche incentrate sull’amore al femminile, il ritmo ‘staccato’ delle chitarre, linee corali melodiche e urla quasi metal, un mix di sonorità cow/folkpunk (il banjo di «Fake Fight»), power-pop, lo-fi e indie rock ne costituiscono il marchio di fabbrica.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore