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"La mia sorprendente esperienza umana" e poi, forse con più lieve pudore:"la mia non eclatante ma nemmeno banale avventura umana." Così Fulvio Fo,scomparso più che ottantenne nel novembre 2010,descriveva la sua intensa esistenza nelle pagine che ora compongono questo volume di ricordi,impressioni e meditazioni curato dal figlio Alessandro, stimato poeta e latinista.Un sognatore,un utopista,un viaggiatore,un intellettuale impegnato e combattivo. Ma soprattutto un uomo innamorato di qualsiasi aspetto del reale.I luoghi in cui descrisse la sua parabola umana sono disseminati in tutt'Italia,in Europa,in Africa e in Arabia Saudita,dove trascorse alcuni anni lavorando per una società petrolifera.In tutti questi posti ebbe occasione di incontrare personalità famose della politica,della scienza e dell'arte. Ma fu in particolare nel mondo del teatro e del cinema che riuscì a lasciare un'impronta importante della sua attività di regista,autore e uomo di spettacolo: e i nomi che affiorano tra le righe sono quelli,fondamentali e impressionanti,di tutti i protagonisti delle nostre scene dagli anni del dopoguerra ad oggi. A cominciare dalla figura imponenente del fratello Dario e della cognata Franca Rame,per continuare con Strehler,Enriquez,Parenti,Sbragia,Proclemer,Fellini. E l'indimenticabile De Sica,con il cui esilarante incontro su un treno diretto a Parigi si apre il volume. Un'umanità ricca e varia,entusiasta e traboccante di vitalità. Ma sono molto commoventi anche le pagine che Fulvio Fo dedica agli affetti privati,ai suoi quattro figli "belli e geniali","alle donne meravigliose che l'hanno accompagnato". E in particolare alla moglie Clara,morta prematuramente dopo un'operazione al cuore, o ai genitori contadini. E soprattutto toccante è l'ultimo capitolo,con le pacate riflessioni sulla morte che lo attende,e la gratitudine espressa verso chi lo ha accompagnato con attenta partecipazione nel corso del suo intenerito e malinconico commiato dalla vita.
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