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Il piacere e la morte nella filosofia di Epicuro - Jean Fallot - copertina
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2015
10 settembre 2015
136 p., Brossura
9788898986118

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Il tetrafarmaco

Il punto di partenza della filosofia epicurea è il concetto di tetrafarmaco, ossia di quelle "quattro medicine" di cui l'uomo deve fare uso per potersi mostrare virtuoso e felice: 1) non bisogna aver paura della morte; 2) non bisogna aver paura degli dèi; 3) bisogna convincersi che è facile ottenere la felicità, il piacere; 4) bisogna capire che è facile sopportare il colore. Epicuro argomentava in questi termini: Non bisogna aver paura della morte perché quando noi ci siamo, essa non c'è e quando essa verrà non ci saremo più noi. (Epicuro, però, dimentica che ciò che incute timore all'uomo non è la morte in sé, ma il punto di passaggio che traghetta dalla vita alla morte). Non bisogna aver paura degli dèi perché essi sono atomi come noi e inoltre vivono negli interspazi fra mondi e mondi, del tutto sordi e indifferenti alle vicende terrene. Segue, poi, la tripartizione legata ai piaceri: a) piaceri naturali e necessari; b) piaceri naturali ma non necessari; c) piaceri né naturali né necessari. Alla fin fine suggerisce: se l'uomo riuscisse a contenersi, a non essere bramoso, avido e perverso potrebbe giungere all'atarassia, ovvero a uno stato di serenità dell'animo, di pura calma interiore. Suona strano, comunque, un concetto del genere proprio perché enunciato da un materialista navigato. Sicuramente, il pensatore considerava il piacere in senso statico e non dinamico. Non si perviene a conclusioni di diversa matrice.

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