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Romanzo molto particolare - scorrevole e a tratti paradossale - che nell'epilogo viene definito un romanzo poliziesco, ma io aggiungerei anche la componente formativa che riguarda il protagonista e tutto ciò che lo circonda. Il romanzo inizia con il giovane Pierrot alle prese con il suo nuovo lavoro presso un Uni-Park: il suo compito è quello di sollevare delle donne e metterle davanti a una corrente d'aria proveniente dal basso, in modo che i filosofi possano appagarsi con qualche vista di scorcio di quel che le gonne lasciano intravedere. Già da questo intrattenimento facile, si può notare come i personaggi del libro siano dei sempliciotti, senza troppe pretese di divertimento. E Pierrot, almeno superficialmente, non se ne distingue più di tanto, anche se la malinconia di fondo non tarda a emergere. La sua è una felicità vaga, perché non appoggiata a nulla di concreto, e quindi immotivata e evanescente. La soddisfazione dei suoi compagni Paradiso e Pollicino, invece, deriva dalle sensazioni tattili dei piccoli sfioramenti che potevano avere con le fanciulle che frequentano il locale: il massimo che possono sperare è quello di trovare l'amore della vita. E così accade a Pierrot, che si invaghisce della figlia del proprietario dell'Uni-Park, la bella Yvonne, corteggiata da tutti; nel rapporto con lei, emerge tutta la sua vocazione per la poesia (pur sempre semplice), con cui tenta di conquistarla: Yvonne ha però diversi amanti e per lei Pierrot non è altro che «il ragazzo che le fa il cascamorto allo stand dell'Uni-Park». La condizione di paralisi in cui si trovano i personaggi che irrompono sulla scena mi ricorda un po' i dublinesi di Joyce, ma l'epifania è costituita dal viaggio a Palinsac con Mésange e Pistolet, che costituirà la svolta nella concezione della vita di Pierrot: egli capisce di voler lavorare con gli animali, perché è ciò che gli dà soddisfazione, in una sorta di ritorno alla natura.
Un'educazione sentimentale carica di ironia e in fondo anche un cammino di saggezza da parte di Pierrot, che vediamo attraversare il romanzo con un crescente distacco verso ciò che invece muove le vite degli altri personaggi in cui lui si imabatte, fino allo scoppio della risata con cui si chiude il libro. Bellissima la prosa descrittiva di Queneau che offre deliziosi squarci di vita francese, tra una Parigi da sogno, cittadine di provincia e passeggiate notturne...
Come in "La Domenica della vita" la forza di questo romanzo sta nei giochi di parole, nello stile scherzoso ed elegante, nel senso surreale che lo pervade. Tuttavia, non so se per colpa della traduzione (non so il francese), risulta meno svelto e brillante rispetto ad altri romanzi dello stesso autore.
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