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Più forti delle avversità. Individui e organizzazioni resilienti
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Più forti delle avversità. Individui e organizzazioni resilienti - Anna Oliverio Ferraris,Alberto Oliviero - copertina
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Più forti delle avversità. Individui e organizzazioni resilienti

Descrizione


C'è una caratteristica che accomuna il delicato assetto dell'essere umano ai materiali studiati in ingegneria: l'uno e gli altri sono in grado di resistere a sollecitazioni traumatiche, deformanti ed estreme, riacquistando la propria forma. Questa capacità si chiama "resilienza". Mutuata dal dominio lontanissimo della scienza dei materiali, la nozione ha aperto una nuova frontiera di ricerca in psicologia clinica, disciplina troppo a lungo concentrata solo sugli effetti dissestanti di lutti, maltrattamenti, stress prolungati, malattie, carenze affettive. Al dissesto psichico indotto da esperienze dolorose si può reagire se si attivano e si potenziano i fattori di protezione, di compenso e di recupero di cui ciascuno in qualche misura dispone. Anna Oliverio Ferraris e Alberto Oliverio esplorano con gli strumenti della psicodinamica e delle neuroscienze le tipologie di resilienza che soccorrono nelle diverse stagioni della vita, dalla prima infanzia alla terza età, i rapporti tra comportamenti resilienti e funzioni cerebrali, e gli ambiti - individuale, familiare, scolastico e lavorativo - dove è cruciale saper recuperare l'equilibrio dopo aver vacillato. Nel modo di affrontare le avversità intervengono componenti genetiche, disposizioni temperamentali e relazioni precoci con figure di attaccamento, ma altrettanto decisive si rivelano un'attitudine proattiva e un'atmosfera responsiva e supportante da parte della collettività.
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Dettagli

3
2014
6 febbraio 2014
153 p., Brossura
9788833925011

Voce della critica

    Sono davvero poche le parole, nel lessico contemporaneo, capaci di evocare, come "resilienza" il senso della trasformazione, del superamento del limite, la necessità di un nuovo inizio. Storia singolare, quella del termine "resilienza". Nato per usi tecnici, ha seguito, in una felice metamorfosi, un destino nuovo (e complementare) rispetto a quello originario. La torsione del suo asse semantico lo ha portato a designare, in psicologia clinica, la capacità di una persona di resistere ad eventi traumatici (la perdita della salute, di beni o valori), ma soprattutto di trasformare la disperazione e la rassegnazione in coraggio, volontà, decisione: virtù cardinali che Tommaso d'Aquino riassumeva con il termine fortitudo. Gli autori mostrano la strada per trasformare la vulnerabilità in un punto di forza e il fallimento in una ripartenza, perché non è ineluttabile che i traumi siano una rovina. In ogni momento, fattori reattivi forti possono contribuire a ripristinare l'equilibrio perduto e inscrivere un nuovo progetto nella propria esistenza. Sia nella vita infantile che in quella adulta sono necessari tutori di resilienza. I bambini hanno bisogno di adulti responsabili che insegnino loro a tollerare le frustrazioni, a ritagliare spazi per l'immaginazione, a dar solide basi alla loro autostima, a sviluppare curiosità, giudizio autonomo, creatività. A loro volta, gli adulti hanno bisogno di amici che sappiano contenerne le angosce, costruire argini alla sofferenza, porli al riparo dalle intemperie della vita. Vi sono poi relazioni che assumono valenza terapeutica. E non è raro che persone cresciute in famiglie disgregate o in quartieri degradati intraprendano strade virtuose dopo aver incontrato qualcuno che le abbia valorizzate o sia stato per loro un esempio positivo. Di rilevante importanza è il cosiddetto "intervento basato sulle forze" (Timothy. D. Hodges e Donald. O. Clifton, Strengths-Based Development in Practice, inAlex Linley e Stephen Joseph (a cura di), Positive Psychology in Practice, Wiley, 2004), approccio che supera lo schema tradizionale di cura delle disfunzioni, dei disturbi, degli handicap e promuove, invece, le potenzialità delle persone a rischio. Si tratta di una sorta di resilienza assistita che pone l'accento su "caratteristiche facilitatrici come la stima di sé, la capacità di suscitare simpatia, i sentimenti di controllo della propria vita, la creatività, l'umorismo, l'adattamento". Una strategia, per così dire, maieutica. Né direttiva, né intrusiva. Ma che incoraggia le persone a impiegare al meglio le proprie forze e potenzialità. L'individuo viene, infatti, sollecitato a partecipare, a rendersi utile, a sviluppare fiducia, a promuovere l'autonomia personale, contrastando così sentimenti come l'autocommiserazione ed altre dinamiche regressive. Ad arricchire il libro è poi l'analisi degli effetti cerebrali dei traumi psichici. Gli autori mostrano come l'amigdala (struttura che interviene nelle risposte emotive) sia coinvolta nella paura e nelle condotte difensive. La sua supremazia sulla corteccia "nella gestione della paura e nelle risposte a situazioni stressanti deriva dal fatto che questo nucleo del sistema limbico riceve informazioni sensoriali – come avviene per immagini 'forti' ed emotivamente dissestanti – prima della corteccia. La valutazione emotiva dell'input sensoriale precede quindi l'esperienza cosciente". Reazioni che hanno luogo nel nostro inconscio emotivo, prima della consapevolezza e indipendentemente da essa. Strettamente legate a tali dinamiche sono le relazioni amigdala-emozioni, molto rilevanti nei processi di memoria, in particolare delle memorie ad alto indice emotivo. Gli autori mostrano, da un lato, il coinvolgimento della corteccia e dell'ippocampo nella memoria, esplicita, consapevole e verbalizzabile; dall'altro, il ruolo dell'amigdala e del sistema limbico nella memoria implicita, non consapevole e non verbalizzabile. Evidenziano poi come sia l'attivazione emotiva, generata dal sistema implicito, a dar forma e colore alla memoria esplicita, che altrimenti resterebbe fredda e incolore. È, tuttavia, il lavoro simultaneo di questi sistemi a donare rifrazioni emotive alla memoria umana, a dipingere l'arcobaleno delle differenze e delle diversità, delle espressioni e delle esperienze individuali che (dalla narrativa al cinema, dalla musica alla pittura) esaltano il valore psicologico dell'arte. Nel processo di resilienza familiare, il ruolo più significativo è affidato alla speranza, alla protezione, alla mentalizzazione (Michel Delage, La Résilience familiale, Jacob, 2008). Un'etica relazionale improntata alla lealtà, al senso di giustizia, favorisce l'attenzione reciproca, l'affidarsi degli uni agli altri senza il timore di essere prevaricati, ignorati o, peggio, traditi. Tutto ciò ha a che fare inevitabilmente con la speranza, con l'idea di noi stessi declinata al futuro. Nella speranza, infatti, noi viviamo il divenire nella direzione dell'avvenire-presente, non del presente-avvenire. Quando spero, infatti, è l'avvenire a venirmi incontro. Attenzione, però! La speranza "si alimenta della speranza degli altri, il sentimento di sicurezza si alimenta della protezione degli altri". Anche per questo il pensiero si sviluppa grazie a una calda trama relazionale: attraverso presenze che incoraggiano a pensare, a dare un senso al proprio sentire e agire. Gli autori prendono in esame anche la resilienza delle organizzazioni. Qui, un ruolo cruciale è svolto dalla flessibilità, dalla capacità di adattarsi al mondo che cambia. Più varie e rapide sono le azioni e le risposte, maggiore è l'ampiezza delle trasformazioni che un sistema riesce a fronteggiare. Rilevanti le analogie tra le condotte delle imprese economiche e degli organismi biologici: entrambi nascono, vivono, si adattano ai mutamenti o falliscono. In questo senso, resilienti sono quelle imprese che cambiano prima che il cambiamento diventi un'urgenza drammatica; quelle organizzazioni che inventano forme flessibili alternative a rigidi organismi di governance; quei sistemi complessi in cui capacità individuali e fattori di cambiamento, fragilità e potenzialità umane, si convertono gli uni negli altri, in cui decisive sono la mentalizzazione, la visione, la prontezza. In un'epoca di neutralizzazione delle passioni, un tempo in cui sembra che gli uomini vogliano essere esonerati dalle responsabilità (e talvolta dalle stesse esperienze), questo libroera necessario. Richiama, infatti, la nostra attenzione su questioni essenziali. Ci domanda: cosa saremmo in grado di fare se non avessimo paura? Fin dove siamo disposti ad arrivare? Domande, ovviamente, destinate a restare domande. Eppure, facendo attenzione, una risposta la si può intuire: occorre attraversare il buio e cercare una via per superarlo. Gli uomini, recitava un vecchio film, trovano spesso il proprio destino sulla strada che avevano intrapreso per evitarlo. In questo viaggio, che è poi il viaggio di ognuno, l'animo ritorna come una vecchia bussola ad indicarci la via del coraggio e della speranza. È ancora qui, nonostante tutto, il segreto dell'uomo, del suo imperscrutabile e affascinante avvenire.   Mauro Maldonato

 

 

 

 

 

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Conosci l'autore

Anna Oliverio Ferraris è psicologa, psicoterapeuta e professore ordinario di Psicologia dello sviluppo all’Università della Sapienza di Roma. Dirige la rivista degli psicologi italiani «Psicologia Contemporanea» ed è autrice di saggi, articoli scientifici e testi scolastici. Collabora regolarmente da anni con le riviste: «Vita Scolastica», «La scuola dell’infanzia», «Vita dell’infanzia», «Prometeo». E’ stata collaboratore fisso per molti anni del «Corriere Salute» («Corriere della sera») e ora scrive saltuariamente su alcuni quotidiani e altre riviste. Tra le sue opere pubblicate per BUR: Dai figli non si divorzia, Pronti per il mondo, La sindrome Lolita, Le domande...

Alberto Oliviero

1938, Catania

Professore Emerito di Psicobiologia all’Università di Roma La Sapienza e direttore dell’Istituto di Psicobiologia e Psicofarmacologia del CNR, organizza e partecipa a congressi nel campo delle neuroscienze e della biologia del comportamento e dei rapporti tra scienza e società.Autore di oltre quattrocento pubblicazioni scientifiche, di saggi professionali, didattici e di divulgazione, tra i vari: Geografia della mente (Raffaello Cortina), Prima lezione di neuroscienze (Laterza), La vita nascosta del cervello (Giunti), Cervello (Bollati Boringhieri), Immaginazione e memoria (Mondadori). Collabora con il «Corriere della Sera» e con «Il Messaggero».

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