Risuona un’intonazione, sospirata di voce lontana, forse per un raccolto perduto, lamento non concluso di esperienza confusa, immolando al gelo di tramontana una stecca nel passaggio che strizza il cuore e strugge dal profondo la memoria del recluso, a quell’olocausto del passato e al martirio della carne, lo spazio che s’immola, lo constato nell’attimo per farne nostra icona, che smuove l’immota quiete di mondo deluso, nello sconvolgimento che sorge in orazione, senza sconforto al tuono della Parola, oltrepassando un ordine finto insorto
Gianfranco Longo è nato a Bari il 19 novembre 1965. Laureatosi in Scienze Politiche, ha conseguito due dottorati (in Sociologia e filosofia del diritto nel 1994 e in Diritto costituzionale nel 2005). È ricercatore di Filosofia del diritto e docente di Elementi di teoria generale del diritto e di Filosofie giuridiche, diritti umani e religioni del Medio ed Estremo Oriente nel Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari. Ha approfondito le sue ricerche nell’Università di Münster (1991-1993), dedicandosi anche allo studio della letteratura e della mistica cristiana e musicale, nonché dell’Islam nella sua variegata prospettiva culturale, giuridica, politica e religiosa; ha poi svolto studi sul primo brahmanesimo e sullo shivaismo del Kashmir, dando spazio all’esame di alcuni autori come Abhinavagupta e Anandhavardhana e ai poeti e filosofi mistici Vidyāpati e Kabir. Dall’età di undici anni ha intrapreso studi musicali generali e strumentali (chitarra classica) che prosegue tuttora, ritenendo l’ambito musicale fonte diretta di sostegno per ogni suo scritto, in particolar modo questo qui presentato, che si avvale di un’ampia Discografia di importanza fondamentale nella redazione del poema.
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