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Potenza come potere. La fondazione della cultura moderna nella filosofia di Hobbes - Carlo Altini - copertina
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Potenza come potere. La fondazione della cultura moderna nella filosofia di Hobbes
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Potenza come potere. La fondazione della cultura moderna nella filosofia di Hobbes - Carlo Altini - copertina
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Descrizione


Sebbene con potenza si intenda spesso la sfera concettuale che rimanda all'idea di forza o di potere, esiste anche un'altra interpretazione che rimanda all'idea di possibilità o facoltà. Si tratta di due paradigmi filosofici alternativi che in Hobbes si incontrano e scontrano con un esito che determina larga parte della modernità. È infatti l'incontro tra meccanicismo e determinismo - e non tanto il presunto "assolutismo" politico che determina la riduzione della potenza a potere nel pensiero hobbesiano, che così fornisce un fondamento metafisico al modello galileiano di scienza. Potenza, in Hobbes, non indica allora ciò che ha la possibilità di diventare, ma è ciò che ha il potere e la necessità di diventare, sul terreno sia metafisico e teologico che antropologico e politico. Questa interpretazione della potenza ha avuto rilevanza all'interno di un elemento della vita moderna che Hobbes aveva intravisto, ma che non poteva aver immaginato nella forma in cui essa si è poi realizzata: la tecnica, con il suo corrispettivo politico nella figura dello Stato come machina machinarum, attraverso cui la dimensione deterministica del divenire ha spesso messo in crisi le ipotesi di mutamento sociale e politico. È però necessario ricordare che - se non vogliamo chiudere ogni spazio di progettualità per vivere in un "eterno presente" deterministicamente indotto - è con una diversa concezione di potenza che la filosofia dovrebbe oggi fare i conti.
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Dettagli

2012
1 novembre 2012
220 p., Brossura
9788846734761

Voce della critica

Perché interrogarsi sul concetto di "potenza"? Perché ne va del nostro destino. Dietro il dominio della tecnica, forma e sostanza della vita contemporanea, c'è questa categoria filosofica tangente con altre, altrettanto cruciali: libertà, necessità, volontà, causa, contingenza, autorità. La "potenza" va ripensata e sviscerata nelle sue implicazioni teoriche e pratiche. Potenza non è soltanto un concetto che rimanda all'idea di forza e di potere, ma la storia ci ricorda che essa indica pure l'idea di possibilità o facoltà. È soprattutto sulla confusione tra potentia e potestas che il libro si concentra. Ancor più nello specifico, Altini esamina il concetto nella teologia, nella filosofia politica e nell'antropologia hobbesiane, e a ciascuno dei tre ambiti dedica un capitolo. Perché Hobbes? È uno dei fondatori della modernità, ma vive in un'epoca di confine e transizione. La sua stessa formazione è in parte segnata dall'eredità umanistica, in parte dalla rivoluzione scientifica in atto tra i secoli XVI e XVII. Altini mostra come la filosofia hobbesiana produca una delle prime riduzioni della potentia a potestas. Ciò implica un'immagine di essere umano convinto che la propria salvezza passi solo attraverso una progressiva costruzione e un graduale perfezionamento del mondo. Padroneggiare la natura, questo si chiede all'individuo moderno. Altini non attribuisce a Hobbes la responsabilità di aver creato l'ossessione paranoica che condanna la modernità a essere l'epoca del delirio di onnipotenza in ogni ambito della vita. Invita semmai a lavorare su un'idea di potentia come potenzialità e apertura, rifiuto di un'accettazione supina di ogni forma di dominio. Spezzando il nodo potentia/potestas si potrebbe legare ogni esercizio di potere alle oscillazioni dell'umana incertezza, ovvero democratizzarlo. Danilo Breschi

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Conosci l'autore

Carlo Altini

insegna Storia della filosofia nell’Università di Modena e Reggio Emilia. È direttore scientifico della Fondazione Collegio San Carlo di Modena e membro di direzione della rivista «Filosofia politica». Nelle sue ricerche ha indagato la nascita, lo sviluppo e la crisi della modernità filosofica e politica. Tra i suoi volumi: Una filosofia in esilio. Vita e pensiero di Leo Strauss (Roma, Carocci, 2021)

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