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Recensioni Povera scuola! Promesse e realtà di una resistibile riforma

Povera scuola! Promesse e realtà di una resistibile riforma di Francesca Giusti, Vincenzo Sommella
Recensioni: 3/5

Dove va la scuola italiana? La recente riforma pretende di averne individuato i mali endemici e profondi, e promette con toni trionfalistici un rapido e radicale rinnovamento. Autonomia, riordino dei cicli, moduli, competenze sono presentate come parole magiche in grado di mettere la scuola al passo con i tempi e trasformarla in un mondo operoso e funzionante. Quello che viene proposto agli insegnanti è uno schema implicito, presentato come incontrovertibile: la riforma si muove nella direzione del cambiamento, e dunque opporvisi significa restare ancorati al passato, non essere consapevoli dei mutamenti culturali e sociali in atto.Questo libro è di tutt'altro avviso, e mette la riforma sotto accusa su un triplice piano: organizzativo, dei contenuti e delle metodologie. In primo luogo, secondo gli autori, è la riforma a porsi in assoluta continuità con il vecchio; è l'ultimo passo di un'impostazione più che ventennale che ha sistematicamente ignorato i drammatici problemi che il cambiamento del mondo contemporaneo ha posto alla scuola. Di fronte alle trasformazioni di grande portata che hanno investito a un tempo la composizione sociale e i modelli stessi della conoscenza, l'istituzione non ha voluto o saputo farvi fronte, ed è caduta in un drammatico stato di degrado culturale e organizzativo. Di conseguenza, non si sfugge alla sensazione che i mutamenti proposti dal nuovo ordinamento siano di pura facciata, e che tendano a dare una parvenza di novità e scientificità a un mondo in frantumi. Sulla base di questi convincimenti, maturati dalla trincea di un'esperienza vissuta con grande passione civile, gli autori scagliano la loro accorata invettiva. Dove condurrà questa riforma? È proprio fatale rassegnarsi a un modello di scuola-azienda, in cui gli studenti siano trasformati in «utenti» o «clienti»? E cosa pensare della novità più clamorosa, quella che punta a una riduzione dei contenuti, a un sempre più esasperato tecnicismo e strumentalismo? Qual è l'obiettivo? Fare degli studenti altrettanti competenti del nulla? O è ancora possibile, nella scuola italiana, pensare in termini di valori, di etica condivisa, di rigore conoscitivo?

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