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Anno edizione: 2020
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Testo greco bizantino a fronte
«Nell'affascinante e spesso misterioso percorso che conduce da Suppāraka-Kumāra, vita anteriore del Buddha, a Guglielmo da Baskerville, la storia del Povero Leone costituisce un autentico crocevia, a metà tra lingua dotta e idioma popolare, tra intrattenimento e ammaestramento, tra reminiscenze letterarie e ispirazione orale, tra Oriente e Occidente. Si tratta, in questo senso, della perfetta espressione della cultura presso la quale la storia, come un seme trasportato dal vento, ha attecchito e germogliato: l'«ecotipo» bizantino di una antichissima detective story, forse la piú antica in assoluto». - dall'introduzione di Tommaso Braccini
Divenuto schiavo per problemi economici, Leone viene assunto al servizio dell'imperatore per la sua capacità di distinguere ciò che vale da ciò che non vale. Prima le gemme, poi i cavalli, poi le donne, e infine la genealogia dello stesso imperatore (che non è figlio di chi crede): alla fine le sue expertises gli permetteranno di riscattare la libertà. Come già per la Storia di Barlaam e Ioasaf, la Bisanzio medievale si dimostra un crocevia di tradizioni narrative e sapienziali fra Oriente e Occidente. Anche il poemetto del "Povero Leone (Ptocholeon)", inedito in Italia, è la rielaborazione di un anonimo monaco del XIV secolo di un'antica tradizione indiana di origine buddhista. Il racconto si incrocia con testi arabi, con "Il Novellino", con la saga di Amleto narrata da Sassone Grammatico e arriva, con tutta la sua arguzia e saggezza, fino all'epoca moderna. "I corvi mangiano di tutte le carogne le carni, di quadrupedi e volatili: allo stesso modo gli adulatori divorano i cuori degli stolti. Per questo ti ricordo: quanti non ti adulano né conoscono menzogne, ma tutta la verità dicono alla tua maestà, questi stimati autentici amici in ogni decisione o azione. Tienteli stretti, onorali e amali come conviene, mio signore".Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ptocholeon-Il povero Leone" non ci parla del re della foresta, come si evince anche dalla maiuscola, ma di un vecchio sapientissimo e ricchissimo che per sventura si trova, dall'oggi al domani, privato dei suoi beni e costretto ad ingegnarsi per trovare una via d'uscita a quella situazione disperata che coinvolgeva pure tutti i suoi familiari. Senza voler togliere il piacere della scoperta, sullo svolgersi della vicenda, ai futuri lettori, mi preme sottolineare come questo testo si inserisca pienamente in quel filone di racconti, novelle, fiabe, a sfondo moralistico sapienziale, che durante il corso dei secoli hanno migrato per tutto l'ecumene. Da Oriente a Occidente soprattutto, ma non solo; dal Settentrione al Meridione e viceversa, andando a plasmare un profondo condiviso senso del vivere, che pur rivestendosi di volta in volta dei differenti abiti culturali dei luoghi in cui prendeva radici, manteneva intatta la sua profonda ragion d'essere. Mi riferisco al Pancatantra indiano, al Kalika wa Dimna arabo, alle avventure di Sindbad il persiano, alla vicenda di Barlaam e Ioasaft, cioè della vita di colui che diverrà il Buddha e del suo maestro. Tutti questi racconti hanno plasmato per secoli una cultura meticcia, dove ibridazioni, commistioni, interconnessioni e mutui prestiti erano la cifra che più le caratterizzava. Senza considerare l'immenso patrimonio della pura oralità! Influssi che sono giunti fino ai nostri giorni, attraverso, tra l'altro, "I racconti di Canterbury" di Geoffrey Chauser, "Il Decamerone' di Giovanni Boccaccio e "Lo cunto de Li cunti" di Giovanbattista Basile. Per non dire di Sherlock Holmes e del Guglielmo di Baskerville di Umberto Eco, che prendendo ispirazioni anche dalle dinamiche proprie al Ptocholeon, dove tanto viene lodata la capacità deduttiva, possono senz'altro essere indicati come antesignani del romanzo "Giallo". La lettura del "Povero Leone" apre la mente e il cuore alla consapevolezza dell'unità della famiglia umana.
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