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Anno edizione: 1998
Anno edizione: 2015
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Lasciato alle spalle la glacialità e il grigio nebbioso dello straordinario Grace Under Pressure, i Rush tornarono a stupirci nuovamente con questo Power Windows, disco molto particolare. Questo lavoro decretò il ridimensionamento delle linee di chitarra, già notatasi nei lavori precedenti. Lifeson risulta molto sacrificato al cospetto delle tastiere diffuse praticamente da cima a fondo. Non per questo il suo contribbuto viene meno. La caratteristica portante di Power Windows è però il lavoro di Peart. Condizionato dagli studi sul suo strumento e dagli innumerevoli viaggi in bicicletta in mezzo mondo, egli ha avuto la fortuna di confrontarsi con realtà e culture diverse dalle sue, soprattutto musicali. Ecco perchè, con questo lavoro, cominciò a familiarizzare con strumenti che non aveva mai suonato. Tutto ciò si può notare in Territories e Mystic Rhythms. Si parte con The Big Money, pezzo ironico e polemico sulle logiche del liberismo sfrenato e di come tutti noi siamo eterni aspiranti vincitori in una sorta di Monopoli di un contesto sociale, politico ed economico che mastica e sputa tutto! Sempre la classica ritmica alla Rush sdraiata su un tappeto di tastiere con, ciliegina sulla torta, un fantastico solo di Lifeson. Dopo la spensierata Grand Designs, denuncia di una malattia per la quale si sono persi tutti i veri valori, si arriva al capolavoro assoluto del disco, Manhattan Project, ironico ed ancora una volta presa di posizione sulle logiche dell'armamento nucleare delle potenze del mondo. Un pezzo fantastico dove si decreta la nascita ufficiale del prog moderno. Marathon, già dal titolo, è un invito alla resistenza per raggiungere i propri sogni e obbiettivi nella vita. Stupendo il modo di concepirla, con un forte senso proprio di corsa e resistenza! Territories, come dicevamo, è un pezzo che parte tribale e si snoda con un prog moderno e tastieristico, come la conclusiva Mystic Rhythms. degna di nota è Emotion Detector, emozionante e suadente, dove Lee e Lifson dimostrano una perizia tecnica enorme.
Se negli anni settanta il combo canadese, partendo dal classico hard-rock contaminato dal blues tanto in voga in quegl'anni, e dal classico stile zeppeliniano, elaborò un originalissimo incontro col progressive più tecnico approdando nel capolavoro 2112, negli anni ottanta sperimentarono invece un incontro col pop. Mantenendo un rock di classe di base, senze sfociare più nell'hard, Lee, Lifeson e Peart allagarono le loro influenze e le loro vedute! Operazione rischiosa, tanto è vero che anche i mitici ed immensi Yes ci provarono sfornando , purtroppo, dischi non proprio eccellenti, a volte schifosi! Operazione rischiosa dicevamo, ma di Rush c'è solo una band, un trio di lavoratori che con umiltà voltarono pagina già con l'immenso "MOVING PICTURES". Poi arrivarono "SIGNALS" e l'insuperato "GRACE UNDER PRESSURE". A mio avviso però la nuova identità, la nuova pelle è resa nota con questo Power Windows. Lifeson dimostra di avere una padronanza con la chitarra che non era riuscito mai a dimostrare fino in fondo negli anni precedenti, Lee è un animale vero e proprio, alternando il suo stile di bassista fuori dal comune con un lavoro tastieristico senza precedenti. Sono proprio le tastiere che sorprendono in questo lavoro! Molto presenti mai come in passato, suonate con maestria e originalità. Che dire poi di Peart? Per il batterista rock più bravo di tutti i tempi c'è poco da dire: le parole sono inutili, bisogna solo ascoltare! "Territories", "Mahnattan Project", "Marathon" "Mystic Rhythms" non vanno solo ascoltate ma "vissute"! Provare per credere. Da avere. Dio lo vuole!
Recensioni
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