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Laterza (I Robinson/Letture); 2012; 9788842095668 ; Copertina flessibile con risvolti; 21 x 14 cm; pp. 369; Prima edizione. ; minimi segni d'uso alla copertina, interno ottimo; Molto buono (come da foto). ; "La sera del 9 novembre 1860 una colonna di soldati in lacere uniformi turchine, disarmati e sotto scorta, marciava lungo la tortuosa strada alpina che risale la Val Chisone, nelle montagne piemontesi, verso la fortezza di Fenestrelle...". Chi erano quegli uomini? Cosa accadde davvero ai prigionieri napoletani trasportati al Nord nel 1860, e in genere agli ex-soldati borbonici caduti nelle mani delle autorità vittoriose negli anni che portarono all'unità d'Italia? Erano migliaia? Quanti sopravvissero e quanti morirono di stenti, di fame e di freddo? Chi navighi nella rete alla ricerca di informazioni o di opinioni su Fenestrelle e sulla deportazione dei prigionieri di guerra meridionali al Nord è subito colpito dall'estrema violenza del linguaggio e dal ricorrere di termini di confronto novecenteschi impiegati senza alcuna prudenza: campi di concentramento, lager, Auschwitz, sterminio. Intorno al destino di quei soldati è stata sollevata negli ultimi anni una cortina di interrogativi fumosi e di sospetti gratuiti, che può essere smantellata solo attraverso un'aderenza scrupolosa ai fatti dimostrati. Alessandro Barbero racconta la vera storia di Fenestrelle ma anche la storia di come quegli avvenimenti, già di per sé abbastanza drammatici, siano diventati nell'Italia del Duemila materia di un'invenzione storiografica e mediatica. ;
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Aiuta a comprendere, grazie a fonti precise e segnalate, un tassello della storia risorgimentale, separando ciò che è dimostrabile dalle congetture e dalle mistificazioni, di oggi e di allora. Sicuramente è da leggere, anche se non si è particolarmente interessati a questo genere di vicende. È importante non giudicare questo libro secondo frasi decontestualizzate, come si possono facilmente trovare in rete. Da qui rinnovo il mio appello a leggerlo. P.S. Il commento precedente al mio dimostra cosa può fare la disinformazione (dubito sia stato letto): non è un libro negazionista poiché non c'è nulla da negare, citare 'Civiltà cattolica' come fonte obiettiva significa ignorare una rilevante parte della storia su cui si sta sentenziando; le ultime quarantanove pagine sono dedicate alle note e alla bibliografia e se a pag. 269 è detto che la camorra è stata portata da carcerati siciliani è solo per marchiarla come diceria. Ripeto: leggetelo!
Ho molta stima di Barbero, ma questo libro mi lascia un po' perplesso. Di fronte alle stupidaggini di alcuni pseudo-storici neo-borbonici, l' Autore si è sentito di dovere di dimostrare come lavorano i veri storici, fornendo una serie impressionante di dati, con le rispettive fonti. Barbero è ovviamente riuscito a ridicolizzare le tesi neo-borboniche, ma lo ha fatto appesantendo troppo la narrazione, che, rispetto ai suoi altri testi, risulta meno scorrevole.
Il libro non è di facile lettura, va detto. Se qualcuno avesse letto altre opere di Barbero potrebbe non ritrovarvi la stessa freschezza e lo stesso piacere, ma credo che lo scopo primario in questo caso, più che quello di appassionare o incuriosire, fosse quello di porre l'attenzione sul metodo storico in relazione ad una specifica vicenda mostrando come a partite da un fatto ci si debba (dovrebbe) muovere alla ricerca delle fonti, scritte e materiali, alla lettura e al confronto delle stesse. Pur sapendo che le fonti in alcuni casi possono non essere sufficienti, sono l'unica risorsa (non a caso, potremmo dire, si chiamano "fonti") da cui attingere per provare a spiegare il passato... Se poi mi si dice che le fonti che abbiamo sono spesso scritte dai "vincitori" questo è spesso vero ed è proprio per questo che si cercano altre prove a conferma (testimonianze, prove materiali lavorando anche a fianco di altre discipline, etc) o disconferma. La storia, come le così dette scienze umane in genere, non è una scienza esatta, e proprio per questo necessita di un metodo rigoroso per interpretare l'oggetto dei suoi studi; in questo senso, dal punto di vista del rigore scientifico, mi pare davvero difficile criticare il lavoro di Barbero.
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