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Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2010
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Un libro non da tenere sul comodino prima del riposo notturno: il tema esige i suoi spazi e la densità dell'argomentazione una mente fresca.
Quanto bene può fare immergersi in un libricino siffatto? Un ritorno a se stessi, al Giusto, al Bello e alle profumate fondamenta del valore, merce non da poco nel panorama grigio e inscatolato dal nulla che ormai spessissimo ci circonda. L'autore mette subito le mani avanti: "Non è della filosofia il compito di creare moralità. Se fosse questo il suo obiettivo, la filosofia morale sarebbe destinata al fallimento per una pretesa eccessiva". In realtà lo sguardo spetta a chi legge, a chi sente, è in lui che deve farsi sorgiva questa istanza; se l'ascoltatore è sprovvisto di questi bastioni interiori non si può andare da nessuna parte, subendo così, con passività vicina alla resa, ogni mossa e ogni piano delle dimensioni contrarie. Partecipare al dolore degli altri, alle sofferenze del prossimo, è il solo senso e la sola profondità che ancora possono navigare in questo rozzo e salato flusso di febbre nel quale sguazza l'umano. Serve un ripensamento assoluto che penetri in ogni sfera possibile, un cielo nuovo che rifondi un'altra aria nell'orizzonte del guasto e dell'offesa. Altrimenti è già la fine, la frattura che già adesso si profila lungo i binari di un sentimento umano vacillante. Perchè "la morale non è una vacua retorica se essa può intaccare le fibre anche apparentemente più irrilevanti delle condotte". Per non parlare di realtà più ampie: basta pensare al clima, a quella relazione con la natura che un giorno quasi sicuramente chiederà il conto agli egoismi di queste mandrie di potenti che non vogliono toccare con mano (ma riescono a vederlo) il male che compiono. Cosa può fare la filosofia? Ispirare, lanciare nel vento delle spinte e delle regole alcuni moniti sani, tracciare attraverso la storia una linea di verità e di esattezza che proponga l'approdo al Bene come sola risorsa. Ma oltre non può andare. Si lascia leggere come si lascia amare questo libretto, pagina per pagina. L'unica breccia alla fine è il sentimento, nient'altro.
Volumetto densissimo e molto interessante come introduzione ad un argomento quale la filosofia morale che tutti dovremmo almeno sfiorare. Molti riferimenti bibliografici utili. Caratteri più grandi e maggior spazio tra una riga e l'altra avrebbero contribuito ad alleggerire la lettura.
Recensioni
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Prima lezione di filosofia morale di Eugenio Lecaldano è una chiara, elegante e sintetica riflessione sul sentimentalismo etico. Lo scopo dell'autore è l'elaborazione di un'etica sentimentalistica delle virtù, caratterizzata come "secolare, naturalistica e strutturalmente conseguenzialista". L'analisi di Lecaldano è inspirata dai sentimentalisti del XVIII secolo, come Adam Smith (La teoria dei sentimenti morali, 1790) e, in modo particolare, David Hume (Trattato sulla natura umana, 1740), i quali individuano in una sensibilità particolare, presente in tutti gli individui, la radice della moralità. Questa sensibilità consiste nella capacità di rispondere in maniera adeguata ai piaceri e ai dolori degli altri.
Critico nei confronti dei tentativi di trovare i fondamentali della moralità nel comando divino, nella natura delle cose e nelle leggi naturali che governano il mondo, o ancora in una particolare facoltà razionale, il sentimentalismo etico di Lecaldano individua l'origine delle norme che regolano i nostri comportamenti in "una peculiare capacità sentimentale degli esseri umani, istintiva e originaria" che non può "essere acquisita attraverso discorsi o ragionamenti". Anche i tentativi più recenti di derivare principi o norme morali da procedure di ragionamento pratico sottoposto a vincoli (come ad esempio la teoria contrattualista neokantiana di John Rawls) risultano insufficienti agli occhi dell'autore a causa della mal posta fiducia nelle capacità della ragione umana di distinguere il giusto dallo sbagliato a prescindere dall'esperienza morale ordinaria. Seguendo la tesi humeana, la ragione non può "generare" la moralità, ma soltanto percepire l'esistenza di relazioni tra esperienze. "La genesi della moralità", al contrario, va cercata "in un meccanismo affettivo presente nella struttura psicologica degli esseri umani". Riformulando così quello che Hume chiamava il "principio di simpatia" (Trattato, II.II.11), l'autore fornisce un'analisi della virtù morale nei termini di "un carattere stabile acquisito dagli esseri umani che li porta a evitare quelle azioni che danneggiano o provocano sofferenze non volute nelle persone". Questa virtù fornisce la base filosofica per sostenere un diritto morale di "tutti coloro che rientrano nell'universo dell'etica" di essere liberi "da qualsiasi interferenza non voluta". Questo diritto definisce il contenuto della riflessione etica, ha validità universale e si applica a qualsiasi forma di vita capace di provare sofferenza.
Accanto alla rinuncia a ogni fondazione ontologica o non-naturale dell'etica, Lecaldano aggiunge un elemento squisitamente conseguenzialista e utilitarista in quella che potrebbe essere la formulazione generale del dovere morale: "Di volta in volta (
) si privilegerà quel tratto o carattere che porta a realizzare le azioni in grado di produrre il bene totale maggiore e che minimizza le sofferenze di coloro che sono coinvolti". Questa formulazione ha il vantaggio di permettere di giudicare come moralmente buoni o giusti una pluralità di azioni o stati di cose (secondo la loro capacità di produrre il maggiore bene generale), evitando la rigidità di certi approcci morali per cui il dovere morale non dipende dalle conseguenze prodotte o dalle circostanze in cui le persone si trovano ad agire.
Questo saggioè diviso in cinque nuclei tematici fondamentali, che vertono su differenti aspetti del sentimentalismo etico, dalle sue radici storiche alle questioni metaetiche, fino alle possibili applicazioni pratiche. Nel primo capitolo (Cosa aspettarci dalla filosofia morale), l'ambito della riflessione etica è definito e delimitato alla spiegazione dell'esperienza morale, escludendo questioni di fondazione metafisica e di derivazione delle norme morali da un ordine di valori già dato. Nel secondo capitolo (Spiegazioni genealogiche della moralità a confronto), troviamo una trattazione di carattere storico-concettuale del sentimentalismo, le sue origini e l'importante peso che la teoria evoluzionista gioca nella formazione dei nostri sentimenti morali. Il capitolo terzo (La natura delle morale) si concentra su questioni metaetiche, quali la capacità del sentimentalismo di fornire un resoconto adeguato delle pretese di oggettività del discorso morale e su una possibile re-interpretazione dell'oggettività morale senza impegno metafisico. Nel capitolo quarto (Un'etica delle virtù su base sentimentalistica), Lecaldano espone la sua teoria morale e della giustizia sul piano normativo, per poi passare nel capitolo conclusivo (Le applicazioni pratiche) alla disamina di problemi di più stretta attualità, quali i nostri doveri verso le generazioni future, le forme di vita non umane e nei confronti dell'ambiente.
Questo saggio di filosofia analitica è sicuramente un prezioso strumento per gli addetti ai lavori e un'ottima introduzione al dibattito contemporaneo sul ruolo delle emozioni e dei sentimenti nella vita morale delle persone.
Michele Bocchiola
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