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Romanzo inequivocabilmente ambientato in un paese della Sicilia che non è mai espressamente citato, ma i cui diversi indizi fanno supporre che si tratti di Mistretta, a cominciare dall’incipit che riporta una tipica frase un tempo molto in uso, all’inizio dei mesi invernali, a Mistretta, cioè “Comincia il tempo dei mal vestiti” in dialetto: “u tiempu ri mali vistuti” e dalla presenza della fonte di riscaldamento allora in uso, cioè il braciere che attutiva i rigori della montagna. La trama tesse i rapporti di diverse famiglie le cui case si affacciano in un baglio. I vari personaggi descritti, compresa Orsola, principale personaggio femminile la cui aspirazione è quella di prendere “la patente” per potere insegnare nelle scuole elementari nonché di coronare la propria gioventù con un bel vestito matrimoniale da mettere il giorno delle nozze, parlano occasionalmente di faccende da sbrigare talvolta a Messina, talaltra a Palermo e qualche altra volta a Catania. Il che fa presupporre che il centro dove si svolge la vicenda sia un paese grosso modo equidistante dalle tre cittadine citate, come in effetti è Mistretta. Altro importante indizio di identificazione del luogo dove si svolge la trama è costituito dal nome di persona di uno dei personaggi principali del romanzo, alquanto singolare per altri paesi, ma abbastanza comune nei secoli scorsi a Mistretta poiché per un lungo periodo è stato quello del Santo protettore di Mistretta, cioè Barnaba (il cui vezzeggiativo era Verna). Un pranzo di Natale, che si svolge a casa del cavaliere Dara, si conclude con un dolce pure tipicamente mistrettese: la pasta reale. L’arrivo della neve è descritto come fenomeno abituale dell’inverno, ma tale fenomeno in Sicilia è tipico solo per i comuni di alta montagna (come Mistretta), di certo non per i paesi collinari e tantomeno per quelli costieri. Il legame della scrittrice con Mistretta, si rivela, dunque, ancora più solido di quanto si era finora supposto.
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