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Un interprete di rilievo l'attore protagonista di questo film violento. La storia del profeta nel carcere dove si trova, solo come nella sua vita che è stata quella all'interno di un orfanatrofio, è lunga. Lui riuscirà da semianalfabeta ad andare avanti decidendo e rischiando sempre da solo per riuscire, fuori dal penitenziario, a ritrovarsi in una realtà completamente diversa da quella vissuta fino a quando ha iniziato a scontare la detenzione.
La tendenza del cinefilo in generale, è di stupirsi delle piccole cose, ricercando e apprezzando i dettagli più della rappresentazione evidente, il particolare rispetto alla sequenza costruita e complessa. Un "Profeta" ne ha tanti, di dettagli e particolarità. Il volto inedito di Tahar Rahim, il dialetto corso di Neils Arestrup e il suo sguardo feroce e tradito, il rivolo di sangue che gocciola dal mento di chi nasconde una lametta in bocca, lo spalancare la bocca e mostrare la lingua in un controllo all'aeroporto, cedendo all'automatismo appreso durante le perquisizioni carcerarie, e tanti altri. Un Profeta, attraverso questi dettagli, ricostruisce delle vite, ma dietro le stesse non c'è la costruzione di un'impressione unica e coesa, una forza, un'identità emotiva, come quella che nasce nei film ad esempio di Malick. Autore le cui opere assumono nel ricordo un'impressione definita, e richiamarle alla memoria significa tornare ad un mondo che ha ospitato noi, così come il suo autore. "Il Profeta", come ripete spesso, lavora solo per sè stesso, e Audiard ricostruisce la sua vita scegliendo e accostando dei ritagli di realtà. Inoltre il regista, con critica e amara ironia, descrive nella prigione un percorso formativo, che porta il protagonista Malik, confuso diciannovenne, a diventare un criminale rispettato e temuto. Ancora, le dinamiche interne al sistema carcerario si fanno specchio della società francese; ma in questo, sinceramente, trovo una certa sopravvalutazione dell'incisività e del valore del messaggio, come in alcuni film di Haneke. Il Profeta lavora per sé e per la sua storia, l'arricchisce di riferimenti mistici, talvolta svuotandoli delle loro spiritualità, in altre occasioni restituendogliela, per quanto malconcia. Inquina la sua realtà con la finzione cinematografica, attraverso ralenty e uomini che vivono con la gola squarciata, mostrando la propria consapevolezza, forse eccessiva, che impedisce di scorgere un'anima imprevista, immediate.
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