La complessità del lavoro educativo, il suo interfacciarsi con una molteplicità di soggetti e di contesti, la natura immateriale dei suoi esiti, la sua profonda connessione con i cambiamenti storici, sociali e culturali, rendono l'identità professionale dell'educatore un ambito di difficile definizione e l'educazione una professione di scarso riconoscimento sociale. Il testo di Francesca Oggionni si propone di rendere l'educazione un "oggetto di conversazione", a partire proprio dall'affermazione della sua debolezza strutturale, della connaturata incertezza dell'educare. Un'incertezza che rivela la sua forza se attraversata da una costante ricerca intorno al senso dell'agire, da uno sguardo ampio e un pensiero complesso intorno ai processi storici, sociali e culturali che formano le biografie individuali e collettive, definiscono bisogni educativi e scenari di intervento. Quella che si delinea nel testo è una professionalità educativa che prende in carico le fragilità individuali e le singole storie di vita in relazione ai contesti sociali e territoriali in cui si collocano e alle trasformazioni culturali che hanno contribuito a definirle; è una professionalità che si interroga costantemente sulla società contemporanea e sulle sfide che le sue contraddizioni pongono ai soggetti. L'autrice, infatti, definisce e analizza il lavoro educativo nel suo duplice aspetto di lavoro pedagogico e di lavoro sociale. Un lavoro pedagogico che si declina in competenze specifiche in base all'utenza e al sistema dei servizi in cui opera, ma che identifica alcune costanti nella progettazione, nell'istituzione e nella incessante valutazione di esperienze trasformative che permettano ai soggetti coinvolti di "attraversare la quotidianità conferendole con intenzionalità un nuovo significato esistenziale e progettuale". L'educatore è chiamato a esercitare la competenza pedagogica per progettare e costruire processi "di sostegno e promozione dell'espressione di sé e sperimentazione delle proprie potenzialità, al fine di attivare percorsi di consapevolezza e sviluppare autonomia". Nell'affermare la necessità di una competenza pedagogica che si sostanzia nell'intenzionalità, nella progettualità e nella riflessività, l'autrice evidenzia la specificità dell'educatore e del suo sapere, e sottolinea come il lavoro educativo non sia solo fare, ma "sapere cosa fare e perché", ed esiga spazi e tempi in cui pensare l'educazione, analizzarne i processi e gli esiti, rileggere il senso delle azioni alla luce di una progettualità e di un'intenzionalità educative. Ma il lavoro educativo è anche inevitabilmente lavoro sociale, strettamente interdipendente dal contesto storico culturale in cui si realizza, e che su di esso si riverbera, in un costante dialogo tra bisogni sociali e bisogni individuali. È un agire che mira alla promozione della partecipazione sociale, all'acquisizione, all'esercizio e alla difesa dei diritti di cittadinanza, all'aumento di consapevolezza e di autodeterminazione dei soggetti, alla tutela e all'incremento delle libertà individuali e collettive, che, in sintesi, "contribuisce alla creazione di una società democratica". È questa centralità politica della professione educativa che rende il lavoro di Francesca Oggionni un prezioso spunto di riflessione, in primo luogo per il consolidamento dell'identità professionale degli educatori e delle educatrici in formazione e in servizio: un'esortazione a (ri)appropriarsi con consapevolezza del valore sociale e politico del loro ruolo e ad articolare un pensiero complesso sull'educazione e sulle sfide che la complessità della contemporaneità le pone. Ma il testo è anche un utile strumento per i professionisti del sociale che a vario titolo si trovano a collaborare e a confrontarsi con i professionisti dell'educazione, perché possano riconoscere la specificità del sapere pedagogico e del lavoro educativo, e realizzare così un'effettiva collaborazione interdisciplinare. Il libro affronta inoltre alcuni temi e avanza alcune proposte per ripensare il rapporto tra istituzioni formative, servizi e decisori politici nell'ottica di una maggior legittimazione della professione educativa, ma soprattutto all'insegna di un dialogo costruttivo che rimetta in discussione il rapporto tra educazione e società, i bisogni collettivi, il mandato sociale dell'educazione, e che contemporaneamente tuteli la qualità del lavoro educativo, salvaguardandolo dalle derive imprenditoriali ed emergenzialistiche che attraversano il mondo dei servizi oggi. Il libro non è dunque un manuale di ricette facilmente spendibili, né un compendio di teorie pedagogiche passate e presenti, ma un testo che attraversa la complessità del lavoro educativo cercando di esplicitarne i tratti fondanti, gli orientamenti di senso, le peculiarità del suo agire e del suo sapere, e soprattutto il suo valore politico e sociale, contribuendo così a consolidare una cultura educativa e un maggior riconoscimento sociale della professione. Matilde Pozzo
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