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Programmazione senza sviluppo. Giuseppe Di Nardi e la politica economica italiana nella prima Repubblica - Marco Zaganella - copertina
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Programmazione senza sviluppo. Giuseppe Di Nardi e la politica economica italiana nella prima Repubblica - Marco Zaganella - copertina

Descrizione


Giuseppe Di Nardi è uno dei protagonisti "dimenticati" dell'intervento pubblico in Italia. La molteplicità di incarichi che egli rivestì nelle istituzioni italiane ed europee consente di rileggere in maniera organica un complesso di interventi concepiti per promuovere lo sviluppo e la modernizzazione del Paese. Ma il suo ruolo all'interno delle istituzioni, in particolare il contributo dato per oltre trent'anni alla Cassa per il Mezzogiorno, evidenzia anche il progressivo declino del rapporto tra la classe politica e i "tecnici" nell'arco della prima Repubblica, che si deteriora soprattutto a seguito della nascita nel 1963 del centrosinistra organico guidato da Aldo Moro, determinando il fallimento della programmazione economica e la deformazione del sistema economico italiano.
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2013
31 ottobre 2013
170 p., Brossura
9788849839395

Voce della critica

  Tutto ebbe inizio nel 1929. La grande crisi pose al centro dell'attenzione degli stati occidentali l'esigenza di un ruolo attivo delle istituzioni pubbliche nell'affrontare i processi di produzione e distribuzione della ricchezza. Un'intera generazione di economisti crebbe nel periodo tra le due guerre avendo bene in mente quanto fosse necessario pensare e organizzare l'intervento pubblico in economia. L'Italia non fece eccezione, avendo anzi vissuto un'esperienza del tutto peculiare in termini di rapporto tra stato ed economia. Eredi dell'intervenzionismo fascista e prevalentemente ispirati da dottrine socialiste o cattoliche, furono non pochi i personaggi di rilievo nella politica economica della repubblica. Un vero e proprio ceto tecnocratico all'interno delle istituzioni statali. Tra questi tecnocrati uno dei più ignorati dalla storiografia è stato Giuseppe Di Nardi. Almeno fino a questo studio attento di Zaganella. Grazie al libro si scopre una personalità di primissimo piano, per incarichi istituzionali ricoperti, intelligenza e ampiezza di vedute. Operò in Banca d'Italia, nella commissione economica per la Costituente, nella Cassa per il Mezzogiorno, nella Svimez, nella Banca europea degli investimenti, in Finmeccanica, e via elencando. Le iniziative promosse da Di Nardi confermano che "la storia economica dell'Italia unita è la storia del progressivo sviluppo dell'intervento pubblico" sin dai tempi di Cavour. Altro che laissez-faire, a cui ben poco spazio fu concesso sin dall'inizio. Ciò non toglie che per molti il dirigismo centralistico non dovesse essere l'esito finale. Di Nardi ammise sempre la programmazione come volano, mai come zavorra, per l'iniziativa privata. Solo così si sarebbero avuti modernizzazione e sviluppo.   Danilo Breschi

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