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MENEGHELLO, LUIGI, Promemoria. Lo sterminio degli ebrei d'Europa (1939-1945), Il Mulino, 1994
BRAVO, ANNA / JALLA, DANIELE, Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall'Italia (1944-1993), Angeli, 1994
recensione di Cavaglion, A., L'Indice 1995, n. 2
Si pubblicano troppi libri sulla 'Shoah', lo denunciano ormai gli stessi librai nel fare le rese agli editori. Il pubblico è disorientato, per eccesso di offerta. I giornali faticano a discernere il necessario dal superfluo. Un'opera fondamentale come "Prigioniera di Stalin e di Hitler" di Margarete Buber-Neumann (Il Mulino, 1994) è passata quasi inosservata. Perdurano lacune clamorose: bisognerà pure che prima o poi una qualsivoglia sinergia editoriale riesca finalmente a darci la versione italiana del più classico libro sull'argomento, vale a dire "The Destruction of the European Jews" di Raul Hilberg (tre volumi che risalgono ormai al 1985).
In un panorama così confuso, dominato dall'ansia che sembra ormai funestare i sonni degli editori di sinistra ossessionati dall'ombra di Nolte e quindi disposti a stampare tutto pur di frenare l'ondata revisionista, due meritevoli iniziative vanno segnalate.
La bibliografia della memorialistica italiana si presenta come uno strumento di lavoro, reso più attraente da un denso saggio introduttivo nel quale i due curatori ricostruiscono le altalenanti fortune dei libri di memoria sui Lager dal dopoguerra a oggi. Arricchito da alcuni indici e cronologie e diviso in varie sezioni (monografie e antologie, spogli da periodici, titoli non reperiti, scritti inediti), "Una misura onesta", nella sua asciuttezza ci offre un dossier di fatti, di dati, una testimonianza dei risultati efficaci che il vecchio positivismo piemontese caro all'ingegner Cesare Levi, padre di Primo, può ancora offrire agli studiosi di oggi.
Con grande passione si rileggono anche le pagine che un grande scrittore anticonformista come Luigi Meneghello dedicò nel 1953-54 a uno dei primi libri sullo sterminio (Gerald Reitlinger, "The Final Solution*). La lunga recensione uscì a puntate sulla rivista olivettiana "Comunità", ma appartiene allo stesso clima culturale da cui sgorgò la voce esordiente di Levi. La reticenza davanti all'indicibile accomuna i due scrittori e conferma l'esattezza di alcune ipotesi della Bravo e di Jalla sul quinquennio che va dall'edizione antonicelliana di "Se questo è un uomo" (1947) a questo lungo scritto di Meneghello. Giova infine ricordare al lettere che (indirettamente) la lunga recensione-saggio di Meneghello rientra, a suo modo, nella memorialistica. Toccato nei suoi affetti più cari dalla tragedia della deportazione l'autore de "I piccoli maestri" con molto pudore si limita a scrivere così, nell'introduzione alla presente ristampa che ha il solo difetto di essere troppo stringata: "Io avevo notizie personali e dirette (partecipate con estrema reticenza, ma assorbite quasi per osmosi) su due dei luoghi chiave, Auschwitz nel 1944, e Belsen nei primi mesi del 1945, ma non avevo mai voluto fare i conti con la realtà ultima dei fatti, guardare in faccia il mostruoso insieme della cosa".
Il cultore di "meneghellerie" troverà qui un inatteso ma illuminante incunabolo non soltanto biografico; lo studioso di storia della deportazione troverà in "Promemoria" e nella ricerca di Bravo e Jalla un'ennesima prova a favore della tesi secondo cui in Italia, a differenza che in Francia o in altri paesi europei, la memorialistica, e la letteratura, precorrendo i tempi, hanno aperto la strada alla successiva ricerca storiografica.
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